Bombe a Baghdad durante la festa di Ashura: 17 morti
Distribuiti i seggi dell'Assemblea Nazionale. L'Onu dichiara le elezioni "un successo immenso".
Baghdad (AsiaNews/Agenzie) Sono almeno 17 le vittime di due attentati suicidi avvenuti oggi in altrettante moschee sciite di Baghdad, nel giorno in cui la comunità sciita festeggia l'Ashura, la sua festa più importante.
Il primo attacco è stato compiuto da un kamikaze che si è lanciato nella folla radunatasi in una moschea del sobborgo di Dora, nella zona sudovest di Baghdad, per poi farsi esplodere fra gli astanti, causando 14 morti e almeno 40 feriti. Poco tempo dopo una esplosione si è verificata in un'altra moschea sciita nella parte ovest della capitale, secondo quanto riferiscono fonti Usa e della polizia irachena. Due attentatori suicidi si sono infiltrati nella folla presente alla moschea: i 2 sono stati scoperti dalla polizia, che ha sparato contro di loro, ma un attentatore è comunque riuscito a farsi saltare in aria, uccidendo 3 persone e ferendone 5.
Gli attentati arrivano nel giorno in cui gli sciiti tengono le loro marce commemorative per la festa di Ashura, che ricorda l'assassinio di Hussein, nipote di Maometto, considerato dagli sciiti il loro capostipite. Le manifestazioni di Baghdad intendevano anche rimarcare la vittoria dell'alleanza sciita che ha conseguito le elezioni del 30 gennaio. Con il recente voto per la prima volta nella storia dell'Iraq gli sciiti potranno guidare il paese.
Gli attacchi di oggi ricordano quelli avvenuti sempre nel giorno dell'Ashura un anno fa, quando 170 persone vennero uccise in una serie di attentati suicidi a Baghdad e nella città santa sciita di Kerbala.
Nonostante i sanguinosi attentati Abdul-Aziz al-Hakim, leader del Consiglio supremo della rivoluzione islamica in Iraq (SCIRI), il più grande partito dell'alleanza sciita che è risultato vincitore alle elezioni, ha rivolto oggi un messaggio di riconciliazione politica alla folla riunita per l'Ashura. "Chiedo a tutti gli iracheni di unirsi" ha detto al-Hakim ad una folla esultante che cantava "Hussein, Hussein" [il nipote di Maometto, ndr] e "Allah è grande".
"Assicuro tutti - ha proseguito al-Hakim - che l'Iraq che vogliamo costruire è un paese unito e sicuro in cui ogni cittadino, senza eccezioni, possa godere di giustizia e uguaglianza". Il leader sciita ha aggiunto: "Noi diciamo ora e diremo sempre che siamo aperti a tutti gli iracheni perché essi sono compagni in questa nazione". Egli ha così riaffermato la volontà sciita di includere la minoranza sunnita nel processo politico del paese.
Ieri la Commissione elettorale irachena ha annunciato che l'United Iraqi Alliance, la coalizione sciita patrocinata dal gran Ayatollah Al-Sistani, ha ottenuto 140 posti per l'Assemblea Nazionale, cioè la maggioranza assoluta dei seggi. A seguire, l'alleanza dei partiti curdi che hanno conseguito 75 rappresentanti; terzo, il partito sciita del premier ad interim Allawi con 40 seggi. I partiti sunniti che hanno preso parte alle elezioni hanno preso 10 parlamentari.
Per decidere i vertici del futuro governo è necessario avere i 2/3 dei 275 voti disponibili: per gli sciiti questo significa cercare un accordo con i curdi. Da 2 settimane sono in corso intensi negoziati per determinare chi assumerà le posizioni più importanti: i curdi sperano di ottenere la presidenza, mentre il blocco sciita punta alla carica di premier.
Commentando la notizia dei risultati definitivi, Carlo Valenzuela, il referente Onu per le elezioni irachene, ha affermato che con il voto del 30 gennaio il popolo iracheno ha dimostrato di essere all'altezza della situazione e che il voto è stato "un successo immenso". "Ci congratuliamo con gli iracheni per questo" ha concluso Valenzuela. (LF)