Bilaterale Usa-Russia, sulla Siria Putin porta a casa una vittoria
Mosca (AsiaNews) - Una "guerra di logoramento" in cui Vladimir Putin appare per ora il vincitore. Così alcuni giornali russi, come l'autorevole Kommersant, commentano i rapporti tra Usa e Russia all'indomani del primo bilaterale tra il presidente Usa, Barack Obama, e il capo del Cremlino, tornato sulla poltrona più alta di Russia a maggio. I due si sono incontrati il 18 giugno, a margine dei lavori del G20 a Los Cabos in Messico. La dichiarazione congiunta, uscita dal faccia a faccia dopo settimane di attriti e frizioni tra le due cancellerie, rispecchia l'intenzione di Mosca di continuare la politica del "reset" (avviata nel 2008 da Dmitri Medvedev) e la volontà di Washington di non forzare i partner, consapevole che sarebbe una scelta controproducente con il nuovo presidente russo. Nonostante i duri scambi di accuse degli ultimi giorni sulle responsabilità reciproche nelle violenze in Siria e le tensioni sullo Scudo anti-missile in Europa orientale, le parti hanno deciso di evitare ulteriori dichiarazioni critiche e sottolineare i punti in comune.
Putin ha intenzione di dare continuità al processo positivo nei rapporti con gli Stati Uniti, ha fatto sapere dal Messico il portavoce Dmtri Peskov. I due presidenti hanno affrontato questioni scottanti che li vedono su posizioni divergenti: prima tra tutte la crisi siriana, ma all'interno di "un dialogo a molto costruttivo e aperto", ha aggiunto Peskov. Ed è proprio sulla Siria, notano i giornali russi, che Obama è venuto incontro a Mosca, offrendo a Putin un "trofeo" con cui tornare a casa. Nella nota congiunta i due hanno lanciato un appello per porre fine alle violenze e hanno ammesso l'esistenza di "parecchi punti in comune" sulla questione. Abbandonando una linea più interventista, Washington ha ammesso la necessità di un "processo politico" per impedire la guerra civile. "Siamo uniti nel ritenere che il popolo siriano debba avere l'opportunità di scegliere il proprio futuro in maniera democratica e indipendente", si legge nel comunicato. Il Cremlino rifiuta da sempre di sostenere nuove misure contro il regime di Damasco al Consiglio di sicurezza, temendo che, come in Libia, possano coprire di fatto un intervento armato esterno e il rovesciamento di un regime amico.
Anche sullo Scudo anti-missile - che gli Stati Uniti vorrebbero installare in Europa, e cui Mosca si oppone - si sono usati toni distensivi dopo quelli da Guerra fredda, che avevano portato Putin a disertare il G8 di Camp David. I due leader hanno espresso la volontà di trovare un compromesso per superare le loro divergenze. Tutto l'incontro ha ricordato l'atmosfera di quelli in cui Obama incontrava il 'liberale' Medvedev. Alla fine il capo del Cremlino ha invitato il collega a visitare Mosca, dove manca da tre anni.
Nessun accenno alla cosiddetta "lista Magnitsky", elenco di alcuni funzionari russi banditi dagli Usa, perché legati a gravi violazioni dei diritti umani e sulla cui approvazione dovrebbe a breve esprimersi il Senato Usa. Mosca ha già minacciato misure di rappresaglia, ma dopo l'incontro di Los Cabos forse l'iniziativa statunitense potrebbe non andare avanti.