Bhutan, Tv nazionale "buddista" per emarginare le altre religioni
Il governo lancia il nuovo ente televisivo a copertura nazionale, ma le minoranze avvertono: la programmazione "mira a radicare l'egemonia culturale buddista nel Paese ed a tenere al guinzaglio le altre religioni".
Thimphu (AsiaNews) Il lancio dell'ente televisivo nazionale via satellite in Bhutan è visto dalle autorità come un momento storico per l'informazione del Paese, ma dalle minoranze come un mezzo per radicare ancora di più l'egemonia culturale del buddismo e "tenere al guinzaglio" le altre religioni.
Lo scorso 20 febbraio, in occasione del lancio, il ministro dell'Informazione e delle comunicazioni, Lyonpo Leki Dorji, ha dichiarato che ora la Bhutan Broadcasting Service (Bbs) assume un ruolo di vero ente televisivo nazionale, con notiziari e programmi disponibili nelle case di ogni abitante. Il nuovo servizio televisivo ha il sostegno economico dell'Unione internazionale delle telecomunicazioni (Itu).
Dorji ha aggiunto che in vista dell'adozione della nuova Costituzione nel 2008 la quale introduce la democrazia parlamentare nel piccolo Regno himalyano la Bbs dovrà avere un ruolo ancora più importante nell'educare il pubblico. "Questo significa che la Bbs dovrà migliorare la qualità dei suoi notiziari e programmi fin da ora", ha rimarcato il ministro.
Kamala Chetri, nepalese originaria del Bhutan, racconta ad AsiaNews che le 10 ore di programmazione della Bbs "sono letteralmente piene di notizie sulla famiglia reale, i monasteri buddisti, le loro preghiere. Non è previsto niente che riguardi indù, musulmani o altre religioni e culture". Inoltre, questa televisione "a prevalenza buddista" rischia di aumentare la distanza tra indù, cristiani e animisti di origine nepalese e la comunità buddista indigena. Questi programmi continua Kamala "non aiutano la coesistenza".
Chetri, una infermiera locale, spiega che negli ultimi 20 anni si sono creati forti contrasti tra buddisti buthanesi e originari del Nepal fedeli di altre religioni. "Dal 1990 circa 100 mila buthanesi di origine nepalese vivono in campi profughi: sono stati costretti a lasciare il Paese perché accusati di cospirare contro la cultura e la religione buddista in Bhutan".
Un pastore cristiano impegnato nel sud con fedeli di origine nepalese, racconta ad AsiaNews che qui il Cristianesimo e l'Islam sono due religioni proibite: "Abbiamo centinaia di fedeli cristiani nel Paese, ma non possiamo pregare in pubblico". L'induismo ha una sorta di riconoscimento ufficiale, ma di fatto i monaci buddisti cercano di ostacolarne riti e cerimonie.
"La nuova rete televisiva con il completo blackout di riferimenti ad altre realtà diverse dal buddismo, è parte di una strategia ben studiata per tenere al guinzaglio le altre religioni", conclude il pastore, che ha chiesto l'anonimato.