Bengasi, incendiata la chiesa copta di S. Marco
Bengasi (AsiaNews/ Agenzie) - Ignoti incendiano la chiesa copta ortodossa di S. Marco a Bengasi. Lo conferma in una nota il ministero degli Esteri egiziano. Al momento sono ancora ignoti gli autori del gesto. Questo è il secondo attacco contro l'edificio religioso. Il primo era avvenuto alcune settimane fa. In dicembre un gruppo di salafiti ha piazzato una bomba vicino a un altro complesso cristiano a Misurata. L'esplosione ha fatto due morti e decine di feriti.
Abdel-Salam al-Barghathi, un funzionario di sicurezza a Bengasi afferma che le sue forze hanno tentato di fermare un gruppo di uomini mentre si accanivano sull'edificio in fiamme. Secondo l'agente il gesto era una sorta di risposta alle manifestazioni anti-libiche avvenute al Cairo dopo la morte di Ezzat Atallah, cristiano di 45 anni morto il 10 marzo in un carcere di Bengasi.
Ali al-Ashiry, segretario del ministero degli Esteri sottolinea che la Libia è nel caos, soprattutto la Cirenaica, dove le milizie islamiche sfruttano il vuoto di sicurezza per compiere attacchi contro le minoranze religiose.
Dalla caduta di Muammar Gheddafi si sono moltiplicati i casi di aggressione o attacchi contro le minoranze straniere residenti in Libia. La comunità più colpita è quella egiziana, soprattutto i cristiani copti cattolici e ortodossi. Lo scorso febbraio un gruppo armato ha attaccato un edificio religioso nella capitale della Cirenaica e aggredito due sacerdoti copti, p. Paul Isaac e il suo assistente. Alla fine di frebbraio, quattro cittadini stranieri - un egiziano, un sudafricano, un sud coreano e uno svedese con passaporto Usa - sono stati arrestati con l'accusa di diffondere Bibbie e altro materiale religioso. Essi sono imprigionati in un carcere di Tripoli, in attesa di processo. Il 28 febbraio scorso 48 le milizie salafite di Bengasi hanno arrestato 48 venditori ambulanti egiziani di religione cristiana perché portavano con sé immagini religiose. Su pressione del ministero degli Esteri egiziano 44 di loro sono stati rilasciati. Ritornati in patria essi hanno confessato di essere stati picchiati e torturati.
La presenza delle milizie islamiche sta però colpendo anche gli ordini religiosi cattolici presenti da decenni sul territorio libico, impegnati nel lavoro ospedaliero e nella cura degli anziani. A gennaio gli islamisti hanno spinto alla fuga le suore Francescane del Gesù Bambino di Barce e le Orsoline del Sacro Cuore di Gesù di Beida. In ottobre è toccato invece alle suore del convento della Sacra Famiglia di Spoleto di Derna, costrette a lasciare la Libia a causa delle continue minacce degli estremisti islamici, nonostante il parere contrario degli abitanti della città. (S.C.)