03/08/2008, 00.00
VATICANO - CINA
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Benedetto XVI e gli auguri a Pechino e alle Olimpiadi

di Bernardo Cervellera
Il “cordiale saluto” all’Angelus di oggi farebbe sperare in qualche passo positivo fra Cina e Vaticano in occasione dei Giochi. Ma rimangono oscurati molti siti cattolici internazionali, mentre vi sono3 vescovi scomparsi, decine agli arresti domiciliari e diversi sacerdoti in prigione.

Roma (AsiaNews) - A 5 giorni dai Giochi di Pechino, Benedetto XVI ha “benedetto” le Olimpiadi e il Paese ospitante; intanto moltissimi siti cattolici internazionali (fra cui Radio vaticana, quello della diocesi di Hong Kong e AsiaNews) rimangono oscurati e diversi vescovi e preti sono in prigione.

All’Angelus di oggi, nella piazza di Bressanone, dove si trova in vacanza, il pontefice ha espresso l’auspicio che il “grande incontro sportivo” delle Olimpiadi di Pechino “offra alla comunità internazionale un valido esempio di convivenza tra persone delle più diverse provenienze, nel rispetto della comune dignità. Possa ancora una volta lo sport essere pegno di fraternità e di pace tra i popoli!”. E si è detto anche “lieto di indirizzare al Paese ospitante, agli organizzatori e ai partecipanti, in primo luogo agli atleti” il suo “cordiale saluto”.

Benedetto XVI aveva usato parole simili di saluto e di augurio il 7 maggio scorso, dopo il famoso concerto in Vaticano offerto dall’Orchestra filarmonica di Pechino. A molti viene spontanea la domanda se dietro questa “carezza” del papa verso Pechino non ci siano grandi passi verso le relazioni diplomatiche fra la Santa Sede e la Cina. Tempo fa alcuni giornali di Hong Kong avevano titolato che lo scambio di ambasciatori sarebbe avvenuto proprio durante i Giochi.

Siti cattolici oscurati

La situazione sul terreno non permette tale ottimismo. Proprio in questi giorni i giornalisti stranieri presenti a Pechino hanno criticato la censura cinese sui siti internet, denunciando anche una connivenza del Comitato olimpico internazionale.  Grazie alle pressioni giunte dal mondo intero, la Cina ha allargato le maglie, permettendo ai media stranieri di essere linkati alla Bbc,  Amnesty International e al giornale di Hong Kong Apple Daily. Ma – come si sa – l’eliminazione della censura vale solo per il villaggio olimpico e non per tutta la Cina. In più, secondo informazioni di AsiaNews, rimangono ancora oscurati e impossibili da visitare diversi siti cattolici internazionali. Fra questi vi è quello della Radio vaticana (www.radiovaticana.org) ; tutti quelli della diocesi di Hong Kong (www.catholic.org.hk ); il sito dei gesuiti di Macao e Hong Kong (www.jesuitas.org.hk ) ; quello delle Missioni estere di Parigi a Singapore (www.zhonglian.org ); quello della Chiesa coreana (www.chonjinam.or.kr); un sito cattolico della Malaysia  http://www.evland.com/bbs ); il sito di AsiaNews (www.asianews.it) .

Vescovi e preti scomparsi o agli arresti

Anche sul fronte della effettiva libertà religiosa vi sono problemi. La stampa cinese pubblicizza che nel villaggio olimpico saranno distribuiti ad ognuno un vangelo e una bibbia scritti in cinese e in inglese; ma solo 2 mesi fa il pellegrinaggio di Sheshan è stato proibito a tutte le diocesi della Cina (meno quella di Shanghai).

Ha fatto notizia anche il fatto che il vescovo ufficiale coadiutore di Tangshan (Hebei), mons. Peter Fang Jianping  sia stato scelto per portare la torcia olimpica nella corsa verso Pechino. Ma proprio nell’Hebei si registrano i casi più violenti di persecuzione religiosa:

 

-         mons. Giacomo Su Zhimin (diocesi di Baoding, Hebei), 74 anni è stato arrestato e scomparso dal 1996. Nel novembre 2003 è stato visto nell'ospedale di Baoding controllato dalla polizia, dove ha subito cure al cuore e agli occhi. Ma dopo pochi giorni è scomparso ancora;

-         mons. Cosma Shi Enxiang (diocesi di Yixian, Hebei), 85 anni, è stato arrestato e scomparso dal il 13 aprile 2001. Mons. Shi è stato ordinato vescovo nel '82. Era stato in prigione per 30 anni. L'ultima volta fu arrestato nel dicembre '90, poi rilasciato nel '93. Da allora è vissuto in isolamento forzato fino al suo ultimo arresto;

-         almeno 8 sacerdoti dell’Hebei sono in arresto, in prigione o nei lager. Fra questi vi è l’amministratore della diocesi di Baoding, p. Giuseppe Lu Genjun, 47 anni, arrestato il 18 febbraio del 2006 insieme a p. Paolo Huo Junlong, 52 anni. Entrambi sono detenuti in località sconosciuta, senza processo e senza accuse precise.

 

A questi arresti vanno aggiunti gli arresti domiciliari e l’impossibilità a svolgere il ministero da parte di decine di vescovi sotterranei.

Vero è che in questo periodo pre-olimpico molte comunità sotterranee sembrano godere una strana libertà: riescono a celebrare messa pubblicamente senza che avvenga alcun arresto; né vi sono state ordinazioni illecite, volute dal Partito, ma non dal Vaticano. L’impressione però è che questi gesti sono più dettate dalla cura di preservare tranquillità nel periodo olimpico, davanti alla comunità internazionale, piuttosto che una vera e propria svolta nella politica religiosa della Cina.

La malattia di Pechino

Di fatto sembra che nella leadership di Pechino vi sia una schizofrenia, fra chi vorrebbe i rapporti diplomatici con la Santa Sede e chi, secondo la tradizione stalinista e confuciana, non ammette vi siano esperienze religiose senza il controllo del regime.

Il massimo rappresentante di tale malattia è Ye Xiaowen, direttore dell’Amministrazione statale per gli affari religiosi. Nel febbraio scorso, Ye Xiaowen, in visita a Washington, si è lanciato in promesse di speranze fra Cina e Vaticano. Un mese dopo, in un settimanale cinese, ha riproposto le vecchie accuse maoiste contro il papa, la doppiezza del Vaticano, e la necessità di potenziare il patriottismo dei vescovi e della Chiesa[1].

Curiosamente, voci e segnali sul buon andamento dei rapporti fra Cina e Vaticano emergono da parte cinese soprattutto in momenti critici per l’immagine internazionale di Pechino. Così, dopo il rifiuto di Steven Spielberg di partecipare alla preparazione delle Olimpiadi, ci sono state le dichiarazioni positive di Ye; dopo la repressione in Tibet, la notizia che vi sarebbe stato un concerto dell’orchestra filarmonica di Pechino in Vaticano (il 7 maggio): la distensione col Vaticano sembra essere la carta pubblicitaria da giocare nei momenti critici per sperare di essere accettati nella comunità internazionale, proprio quando essa alza più la voce contro la Cina.

Da parte vaticana vi è accoglienza e speranza che tutti questi segnali portino a un buon risultato finale. Va detto che se la diplomazia vaticana sembra accettare un ruolo passivo di accettazione – e talvolta di silenzio – non è così per Benedetto XVI, che aspetta ancora una risposta ufficiale alla sua Lettera inviata ai cattolici cinesi lo scorso anno.

Si dovrà attendere la fine dei Giochi per vedere la direzione su cui vuole camminare il governo di Pechino. L’occasione sarà forse il Sinodo dei vescovi, convocato per ottobre 2008 a Roma, a cui – con ogni probabilità - Benedetto XVI inviterà alcuni vescovi cinesi. Nel 2005, al Sinodo sull’eucaristia, egli aveva invitato 4 vescovi dalla Cina, ma il governo non ha dato a nessuno di loro il permesso di lasciare il Paese per recarsi a Roma.

[1] Cfr. AsiaNews.it,  22/2/2008 e 21/3/2008.

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