Bekasi, islamici radicali minacciano di morte un cristiano
Jakarta (AsiaNews/Agenzie) – Continua la persecuzione contro i cristiani a Bekasi, città a 25 km da Jakarta. Oggi sulla moschea principale della città è apparso su uno striscione il disegno di un cristiano con una corda attorno al collo e la scritta: “Quest’uomo merita la pena di morte!”.
L’uomo è Andreas Sanau, cristiano di 29 anni accusato insieme a Henry Sutanto dall’Islamic Defender Front (Fpi) di stare organizzando un battesimo di massa. L’Fpi è un gruppo islamico radicale conosciuto per le sue violenze contro le minoranze religiose, in particolar modo i cristiani.
Sono anni che i cristiani di Bekasi sono presi di mira dai fondamentalisti islamici che non accettano la crescente “cristianizzazione” della città. Nei primi mesi del 2010 gruppi di islamici radicali hanno bloccato funzioni religiose, impedito ai cristiani l’accesso alle chiese esistenti e bloccato lavori di costruzione di nuove chiese.
Le accuse contro Sanau e Sutanto sono state scatenate da un’iniziativa della Mahnaim Foundation, organizzazione cristiana che aiuta i poveri. Il 30 giugno si sono radunati nella casa del presidente della fondazione Henry Sutanto 14 autobus pieni di persone. Murhali Barda, capo locale dell’Fpi, ha dichiarato: “Deve essere ucciso, vuole fare un battesimo di massa”.
Marya Irawan, portavoce della fondazione, ha dichiarato che la folla era composta da persone povere cui volevano dare aiuto e che non c’era l’intenzione di battezzare nessuno.
La situazione si va aggravando, soprattutto dopo la decisione della sezione locale dell’Fpi di formare un gruppo paramilitare per eventuali scontri con i cristiani. Più di 1500 volontari sono pronti ad addestrarsi da domani. Secondo Murhali Barda, “stiamo agendo così per terrorizzare i cristiani. Se rifiutano di smettere quello che stanno facendo, siamo pronti a combattere”.
P. Andreas Yewangoe, segretario della Communion of Indonesian Churches, ha detto che “la milizia servirà solo a creare paura e nervosismo. Il governo deve proteggere tutti i cittadini dalle azioni degli anarchici come è scritto nella costituzione”. Il governo non è però intervenuto in alcun modo. Secondo un’analista locale, Arbi Sanit, Jakarta ha paura di fare qualunque cosa che vada contro l’islam: “Preferiscono essere popolari piuttosto che punire chi viola la legge”.