Beirut delusa per la mancanza di un cessate il fuoco, spera nella forza internazionale
Beirut (AsiaNews) Una Beirut ancora sotto i bombardamenti sottolinea con delusione la mancanza di un immediato cessate il fuoco nelle conclusioni del vertice di Roma, anche se valuta positivamente l'impegno per lo schieramento di una forza internazionale di interposizione. Al Mustaqbal e L'Orient Le Jour sostengono che la conferenza "getta le fondamenta per una soluzione globale, ma inciampa sul cessate il fuoco". Condoleezza Rice "ha assassinato la conferenza di Roma", sostiene invece il filosiriano As Safir, per il quale "Gli Stati Uniti estendono i limiti temporali alla guerra israeliana". L'indipendente An Nahar evidenzia differenze fra le posizioni degli Stati Uniti e degli europei, il Daily Star scrive che "a Roma, lontani dalle bombe e dagli spargimenti di sangue, i colloqui tra i 15 hanno mancato un accordo su un immediato cessate il fuoco, seguendo la posizione Usa che bisogna prima trovare una soluzione sostenibile",
Un nuovo appello per un cessate il fuoco immediato è stato lanciato dal patriarca maronita Nasrallah Sfeir, che, parlando con AsiaNews, ha chiesto "a tutti, la salvaguardia delle popolazioni civili, il rispetto dei luoghi di culto e l'apertura di corridoi umanitari in modo capace di aiutare lr migliaia di persone bisognose". Il cardinale ha poi espresso la sua estrema preoccupazione per lo sviluppo della situazione nel Paese, segnalata anche dall'evacuazione di tutti i cittadini stranieri, "un fatto mai accaduto durante i trent'anni di guerra nel Libano".
Il cardinale Sfeir, dopo la conclusione del vertice di Roma, ha espresso fiducia nella solidarietà dei Paesi amici ed ha rinnovato "la gratitudine dei libanesi al Santo Padre Benedetto XVI, che non dimentica di richiamare le coscienze dei responsabili sull'emergenza di trovare una soluzione definitiva e permanente del problema del Medio-Oriente". Preoccupato per un possibile "conflitto fratricida tra i libanesi, perché le mani degli stranieri ancora si muovono dentro la nostra casa" e ritenendo Siria e Iran "responsabili di alimentare il conflitto attuale tra Israele ed il Partito di Dio", il cardinale si è mostrato molto favorevole alla presenza di una forza di pace internazionale, come ha auspicato il presidente francese Jacques Chirac, "perché questa forza è l'unica che può imporre la pace a causa della mancanza di speranza di pace tra Israele e la Siria". Agli Usa, ha concluso, vanno chiesti "il soccorso dei civili e l'applicazione delle risoluzioni dell'Onu".
Le conclusioni della conferenza internazionale di Roma, respinte formalmente da Hezbollah che, per bocca del capo dei suoi parlamentari, Mohammad Raad ha definito "inaccettabili" tutte le proposte diverse da "un immediato cessate il fuoco e da uno scambio di prigionieri", sono per il ministro del tesoro libanese, Jihad Azour, che ha partecipato ai lavori "un passo importante" sia verso l'immediato cessate il fuoco, sia per il coinvolgimento della comunità internazionale. E le indicazioni emerse, a suo avviso "si trasformeranno prossimamente in decisioni".
Opposta la reazione dello sciita Nabih Berri, presidente della Camera dei deputati e del movimento Amal. "Il Libano ha detto - non ha bisogno di consigli e di auspici, abbiamo bisogno dei fatti concreti". Il vertice di Roma, a suo parere, non sarà in grado di imporre un cessate il fuoco ed il rientro dei quasi 700 mila sfollati dalle loro case. Esprimendo "perfetta armonia" con il segretario generale del Partito di Dio, cheikh Hassan Nassrallah, Berri ha sottolineato l'importanza dell'alleanza tra Iran e Siria, criticando l'amministrazione americana che sta cercando di emarginare la Siria. Il presidente della Camera ha espresso una dura condanna contro Israele ed ha criticato la missione del segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, che ha "voluto mettere delle condizioni che costituiscono un vero percolo contro l'unita territoriale del Libano". Il capo di Amal esorta la comunità internazionale ad assumere il suo ruolo ed a non consegnare il Libano e la regione nelle mani degli americani e degli israeliani.