Beirut davanti al baratro del ritorno della guerra civile
di Paul Dakiki
Proseguono gli scontri tra sostenitori della maggioranza e dell’opposizione. Hezbollah pretende che il governo ritiri i provvedimenti contro la rete telefonica. Il gran muftì: i sunniti ne hanno abbastanza. L’esercito: se la situazione prosegue a rischio l’unità delle forze armate.
Beirut (AsiaNews) – Almeno un morto e numerosi feriti, oggi, secondo giorno di scontri tra sostenitori della magggioranza governativa e dell’opposizione. E’ una situazione che sembra sempre di più rischiare il baratro della guerra civile che dal 1975 per 15 anni ha insanguinato questo Paese. Al quadro di assalti, spari, blocchi stradali a Beirut e nella Bekaa, aeroporto chiuso, si è aggiunto questa mattina l’evocativa chiusura da parte dell’esercito i tutte le strade tra Shiyah e Ein el-Rummaneh, che era la linea di demarcazione tra la zona cristiana e quella musulmana e dove ebbe inizio la guerra civile.
Al bollettino degli scontri vanno aggiunti due significativi eventi politici. Il primo: Hezbollah, che ha proclamato “disobbedienza civile”, pretende che il governo ritiri i provvedimenti contro la rete telefonica – illegale e creata dallo stesso Partito di Dio per gestire in proprio le comunicazioni – e contro Wafiq Shqeir, il responsabile della sicurezza dell’aeroporto internazionale, rimosso per aver permesso a Hezbollah di istallare nello scalo delle telecamere per controllare partenze e arrivi nella capitale. A fine mattinata, il vicepresidente dell’Alto consiglio islamico sciita, Sheikh Abdel Amir Qabalan, definisce “un crimine” la decisione del governo di bloccare la rete telefonica di Hezbollah ed affema che ciò facilita gli israeliani.
Molto preoccupante, poi, quanto affermato ieri sera dal gran muftì Mohammed Rashid Qabbani che, parlando in televisione, ha detto che “i sunniti libanesi ne hanno abbastanza” ed ha avvertito i leader di Hezbollah di far ritirare i loro sostenitori dai quartieri sunniti di Beirut. Al tono minaccioso della frase si aggiungono le parole usate contro gli sciiti del Partito di Dio, definiti “banda armata di fuorilegge che ha attaccato i cittadini e la loro sicurezza”. Alla denuncia, il leader spirituale dei sunniti libanesi ha unito la richiesta di “porre fine a queste violazioni” ed un’accusa contro l’Iran. Pur non nominando Teheran, egli ha infatti definito “deplorevole che uno Stato islamico sostenga questi violazioni che rompono l’unità dei musulmani libanesi”. E nel pomeriggio, il muftì del Monte Libano, Mufti Mohammed Jouzou diffida Hezbollah dall’operare sotto l’ombrello della resistenza.
Ancora più preoccupante un allarme del comando dell’esercito, secondo il quale il proseguire della situazione mette in pericolo l’unità delle forze armate.
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