Bartolomeo I: Ortodossi e cattolici uniti per rispondere alle sfide del mondo
di NAT da Polis
Magistrale prolusione del Patriarca ecumenico per i 90 anni del Pontificio Istituto Orientale. Il Metropolita Joannis di Pergamo parla dell’isolamento della Chiesa ortodossa russa: in nome del valore della Tradizione, si diviene incapaci ad affrontare il mondo contemporaneo.
Roma (AsiaNews) – Un grande amore all’unità fra cattolici e ortodossi, come unica strada per affrontare le sfide del mondo contemporaneo e un profondo dispiacere per l’isolamento in cui si rinchiude la Chiesa ortodossa russa: tutto questo emerge dal discorso solenne tenuto dal Patriarca ecumenico greco-ortodosso Bartolomeo I al Pontificio Istituto Orientale a Roma e da un commento che il Metropolita di Pergamo Johannis Zizioulas ha fatto ad AsiaNews sul discorso del Patriarca, valutando l’atteggiamento dei russo-ortodossi come “conservatore” e perciò “incapace ad affrontare le sfide del mondo contemporaneo”.
Bartolomeo I è stato invitato a Roma per la celebrazione dei 90 anni dell’Istituto, che ha al suo attivo una rinomata Facoltà di Scienze ecclesiastiche orientali e una di Diritto canonico orientale
Il Patriarca ha tenuto un discorso su cosa la Chiesa ortodossa si aspetta da questa istituzione come servizio al mondo contemporaneo. Nella sua prolusione, dal titolo “Teologia, liturgia e silenzio. Prospettive fondamentali dei Padri Orientali per oggi”, egli ha dato molta importanza alla teologia dei grandi Padri della Chiesa, quelli della Chiesa unita del primo millennio, il cui spirito è vivo come una base solida del documento elaborato a Ravenna[1]. Tale documento vuole essere proprio la risposta delle Chiese sorelle alle sfide del mondo contemporaneo.
A una domanda iniziale – qual è la parola salvifica che la teologia della Chiesa orientale può offrire al mondo contemporaneo –Bartolomeo, prendendo spunto dalla teologia patristica, spiega che tale teologia non si lascia ridurre ad un sistema strutturato di verità, ma al contrario è luce e grazia dello Spirito Santo che dà la vita alla Chiesa, “per ringiovanire così il mondo intero”.
Una teologia non in sintonia con la Chiesa e la società - continua il Patriarca – rimane “uno studio sterile di formulazioni dottrinali, piuttosto che una visione carica di energia deificante, di convinzione e di impegno, capace di trasformare tutto il mondo”.
Egli ha ricordato quel periodo dell’epoca bizantina - tanto bistrattato perché non capito - quando la vita religiosa abbracciava ogni risvolto della vita secolare. “La cultura teologica – egli dice - comprendeva ogni aspetto, manifestazione, attività, istituzione, intuizione, e movimento letterario nella società bizantina. La ragione è che i Padri della Chiesa erano anzitutto pastori, e non filosofi. Miravano a riformare il cuore umano e a trasfigurare la società, e non a raffinare i concetti oppure a risolvere le controversie”. Il Patriarca esamina allora alcuni aspetti fondamentali del pensiero patristico, che dovrebbero illuminare la teologia dell’età attuale.
Liturgia
Anzitutto si deve tenere presente che i Padri della Chiesa non hanno mai percepito la teologia come monopolio della professione accademica, o della gerarchia ufficiale. La teologia, continua Bartolomeo I, è esperienza comunitaria – come dice S. Paolo – “di fare vedere a tutti il mistero nascosto di Dio” (Ef. 3,9), e la Chiesa garantisce la continuità normativa dell’era apostolica, dai tempi patristici fino ai nostri. La Chiesa è però autenticamente la stessa, quando prega come assemblea liturgica.
È l’aspetto liturgico, che incoraggiò i cristiani dell’oriente durante gli anni dell’impero ottomano e, più recentemente, nella Russia post-rivoluzionaria. “Questo senso profondo di comunità deve caratterizzare la nostra percezione teologica del mondo di oggi. Nessun individuo isolato dagli altri può mai esaurire la pienezza della verità fuori della comunione dei Santi”.
Il Patriarca ha fatto delle precisazioni anche sul dialogo cattolico ortodosso: “Quanto ai rapporti fraterni tra le nostre Chiese sorelle i due polmoni della Chiesa….[per respirare armonicamente] nessuna [Chiesa]… dovrebbe assumere iniziative provocatorie unilaterali o universali”. “Vi esortiamo – ha concluso Bartolomeo - a servire la parola teologica respirando l’aria della teologia e inginocchiandovi umilmente davanti al Creatore vivente” e ha poi invitato il Pontificio istituto orientale a “recitare una parte decisiva nella riconciliazione tra Oriente e Occidente”.
Le chiusure dell’Ortodossia russa
A margine della conferenza, il Metropolita di Pergamo Ioannis, eminente teologo ortodosso al seguito del Patriarca Ecumenico, ha rilasciato ad AsiaNews un commento sui passi difficili dell’ecumenismo con la Chiesa russa. È di ieri la dichiarazione di Mosca in cui si sconsiglia la partecipazione di fedeli ortodossi alla preghiera con altre confessioni cristiane.
Il metropolita Ioannis, che al seguito del Patriarca Bartolomeo, ha incontrato oggi Benedetto XVI, ha detto: “Nella Chiesa Orientale e soprattutto in quella russa, esiste un’introversione che porta ad un certo conservatorismo. Si è incapaci ad affrontare le sfide del mondo contemporaneo, invocando come scusa la tradizione”.
“La vera valorizzazione della tradizione, continua Zizioulas, si fa soltanto quando noi possiamo ricreare la nostra tradizione. Il Messaggio della tradizione della Chiesa cristiana non significa staticità, ma ha in sé la dinamica della verità e non teme la sfida del mondo contemporaneo”.
[1] A Ravenna, nell’ottobre scorso, sono ripresi i lavori della Commissione mista per il dialogo cattolico-ortodosso, pur con l’assenza dei rappresentanti del Patriarcato di Mosca, che si sono auto-esclusi per la presenza della Chiesa ortodossa estone, che essi non riconoscono.
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