Bartolomeo I ai festeggiamenti per i 1020 anni del cristianesimo a Kiev
Istanbul (AsiaNews) - Il Patriarca ecumenico Bartolomeo I guiderà la delegazione di Costantinopoli ai festeggiamenti per i 1020 anni dalla cristianizzazione dei russi di Kiev. La decisione soddisfa sia l’invito del Patriarca di Mosca Alessio II, a inviare una delegazione del Patriarcato ecumenico, sia quello del presidente ucraino Victor Yushchenko, che ha domandato a Bartolomeo I di presiedere le festività.
Un comunicato di Costantinopoli ricorda che “la Chiesa Madre [Costantinopoli]…. condusse il popolo ucraino verso il battesimo in Cristo, [e] ha deciso di inviare la propria delegazione sotto la guida del Patriarca Ecumenico, ai festeggiamenti che avranno luogo dal 23 al 25 luglio”.
Con questo gesto Costantinopoli vuole cogliere l’occasione per offrire il proprio contributo a smussare le tensioni esistenti all’ interno della Chiesa ortodossa ucraina, divisa fra russi ed ucraini. A causa dell’autoritarismo e del peso dei contrasti nazionali, l’Ucraina vede il proprio mondo cristiano diviso in tre chiese.
É presente una chiesa “uniata” di rito greco-bizantino. Nel 1695, non sopportando le prepotenze della Chiesa polacca e temendo la Chiesa russa zarista[1], visto che Costantinopoli era debole a causa del governo ottomano, si mise sotto la protezione del Patriarca d’occidente , il papa di Roma. Vale la pena dire che quel mondo non aveva percezione di che cosa era lo scisma tra occidente ed oriente.
Dopo la caduta dell’impero sovietico, nel 1991 la Chiesa ortodossa ucraina ha proclamato la sua autonomia da Mosca, e sotto la guida di Filerete, cerca il proprio riconoscimento nel mondo ortodosso .
Infine vi è il gregge di fedeli ortodossi di origine russa, rimasto fedele a Mosca.
Costantinopoli ha sempre cercato di frenare le spinte nazionaliste dei contendenti e moderare le tensioni all’interno del mondo ortodosso, colpito – secondo un’espressione di Bartolomeo I – “dalla moderna eresia del nazionalismo”. Per questo il Patriarca ecumenico tende a incontrare e a dialogare con tutti, anche con gli “uniati”, spesso considerati un ostacolo all’ecumenismo.
Lo stesso Bartolomeo I, con un gesto simbolico e molto significativo, al nuovo vescovo dei greco-cattolici di Atene, mons. Salachas, ha donato un calice. “Il calice della nostra comune comunione – ha commentato - deve essere il nostro riferimento”.
Un antico saggio ortodosso ha detto: “nel mondo cristiano prevale lo spirito da scribi, piuttosto che quello di Cristo verso la Samaritana…. Perchè abbiamo dato più importanza nel definirci cattolici, ortodossi o protestanti , piuttosto che essere anzitutto cristiani”.
La decisione di Bartolomeo a presiedere i festeggiamenti è molto criticata dagli ambienti ortodossi di Mosca. L’agenzia Interfax da giorni ha lanciato una serie di articoli molto critici verso Costantinopoli. Secondo alcuni sacerdoti ortodossi non vi è stato alcun invito a Bartolomeo I da parte di Alessio II; secondo alcuni storici la decisione di Bartolomeo è addirittura “un atto ostile contro la Russia”.
[1] La Chiesa russa fu elevata agli onori patriarcali nel XVI° secolo proprio da Costantinopoli.
14/10/2019 08:00