Bao Tong: Per il massacro di Tiananmen, stessa apertura mostrata nel terremoto
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – A 19 anni dal massacro di Tiananamen (4 giugno 1989),
Bao Tong, ex leader del Partito da anni agli arresti domiciliari per essere stato contrario, chiede al governo di rendere pubblici eventi e motivazioni che hanno portato alla decisione di usare i carri armati per annientare il movimento democratico di allora.
Le manifestazioni di studenti, operai e contadini che domandavano l’inizio della democrazia e la fine della corruzione, radunarono al tempo fino a un milione di persone. La notte fra il 3 e il 4 giugno l’esercito è intervenuto sulla piazza con le armi e i carri armati uccidendo migliaia di persone. Altre migliaia sono stati arrestati. Di questi almeno 130 rimangono ancora in prigione.
Bao Tong, al tempo assistente di Zhao Ziyang , segretario generale del Partito, era insieme a lui contrario alla decisione. Zhao venne dimesso e Bao Tong arrestato.
In Cina le giovani generazioni non parlano più di quell’evento, ma sui media cinesi e nelle conversazioni esso è ancora un argomento tabù e ogni anno, con lo scadere della data, piazza Tiananmen si affolla di poliziotti e di controlli per evitare segnali e gesti di ricordo.
Bao Tong ha elogiato nei giorni scorsi il modo in cui il governo ha agito verso il terremoto nel Sichuan, lasciando via libera ai media di parlarne e permettendo a molte associazioni e volontari cinesi di prendere parte alle operazioni di soccorso.
“Con questo terremoto… essi hanno verificato i benefici dell’apertura e dovrebbero sapere che essere aperti è meglio che rimanere chiusi” ha detto Bao in un’intervista a Reuters.
Il governo e il Partito hanno sempre giustificato il massacro accusando il movimento democratico di essere “controrivoluzionario”. Ma ogni anno i parenti delle vittime e dissidenti domandano una revisione di quel verdetto.
“Invece di nascondere [i fatti] il governo dovrebbe domandare l’aiuto dal popolo” ha detto Bao.
“Il 4 giugno di 19 anni fa ha continuato – è stato un disastro compiuto dall’uomo, ma come i disastri naturali, dovrebbe essere reso noto alla nazione e al mondo intero… Alla fine, ogni debito deve essere pagato… Quanto prima e nel modo più diretto ciò avviene, tanta più dignità e stima si guadagna”.
Ding Zilin, è una delle leader delle “Madri di Tiananmen”. Suo figlio Jiang Jielian, allora 17enne, è stato ucciso dall’esercito quella notte. Ogni anno ella domanda la revisione del verdetto “controrivoluzionario” e chiede al governo di denunciare i responsabili del massacro. “Via via che diventiamo vecchi, cresce la nostra tristezza e ci manca nostro figlio” ha dichiarato. “La nostra richiesta è semplice: dialogo. Vogliamo un’agenda per risolvere il problema. Quando? … Non mi apsetto una soluzione subito, ma vogliamo che il dialogo cominci adesso”.
Commentando lo slogan ufficiale delle Olimpiadi di Pechino, “Un solo mondo, un solo sogno”, Ding Zilin ha chiesto che si aggiunga anche o slogan “un solo [rispetto per i ]diritti umani”.