Bao Tong: In 90 anni, il Pcc ha tradito tutte le sue promesse, anche ai contadini
Lo storico dissidente, segretario personale e amico dell’ex segretario comunista Zhao Ziyang, chiede a Pechino la riforma delle terre promessa dai comunisti durante la guerra civile del 1949 e mai messa in atto. Un appello anche per le libere elezioni nel Paese, contrariamente ai dettami del presidente Hu Jintao.
Pechino (AsiaNews/Rfa) - Il Partito comunista cinese, a 90 anni dalla sua fondazione, “deve ancora mettere in pratica le proprie promesse”. A dirlo è Bao Tong, storico dissidente cinese ed ex dirigente di altissimo livello del Partito. Secondo Bao, “è necessario che ai contadini sia dato il diritto di possedere la terra su cui lavorano, una promessa che i comunisti hanno fatto più di mezzo secolo fa”.
Ex segretario personale e confidente di Zhao Ziyang - segretario del Pcc ai tempi di Tiananmen, morto in isolamento dopo decenni di arresti domiciliari per la sua opposizione al massacro del movimento democratico del 1989 - Bao ricorda che il Partito deve mettere in atto le riforme promesse al popolo durante la guerra civile contro i nazionalisti del Kuomintang di Chiang Kai-shek. La guerra finì con la sconfitta nel 1949 dei nazionalisti ad opera delle forze comunisti.
“Il Partito comunista - scrive Bao in un articolo in occasione del 90esimo anniversario della fondazione del Pcc - dovrebbe ricordarsi che, durante la guerra civile, aveva promesso in caso di vittoria un’immediata riforma dei terreni. Un principio che non fa parte dell’ideologia che guida il comunismo”.
“Dopo aver sequestrato i terreni ai latifondisti - prosegue - si sono invece immediatamente appropriati anche dei terreni dei contadini per collettivizzarli”. Bao si trova agli arresti domiciliari nella sua casa di Pechino sin dal suo rilascio, avvenuto dopo 7 anni di galera cui è stato condannato subito dopo il massacro di Tiananmen.
Per il dissidente, questo cambio di politica è stata un’enorme tragedia per le comunità agricole della Cina: “Uno dei più grandi errori che il Partito abbia mai fatto. Non ci sarà mai stabilità, in Cina, fino a quando non si permetterà a queste comunità di vivere e lavorare in pace”.
La requisizione di terreni, ordinata per lo sviluppo industriale, si trasforma quasi sempre in un lucroso affare per i dirigenti comunisti locali ma - allo stesso tempo - provoca ogni mese migliaia di proteste da parte delle comunità. Queste spesso diventano scontri violenti con la polizia.
Secondo le statistiche ufficiali, già adesso ogni anno si verificano migliaia di “incidenti di massa” in tutto il Paese. Molte di queste nascono da proteste o sit-in contro le requisizioni forzate, i casi di corruzione le dispute sulla vendita dei terreni agricoli.
L’articolo di Bao, che si intitola “Perché il discorso di Hu Jintao non sta in piedi”, prende di mira le dichiarazioni fatte dal presidente cinese durante il suo intervento alla cerimonia dei 90 anni, pronunciato lo scorso 1° luglio.
“Sotto la leadership del Pcc, la Cina non ha ancora avuto un’elezione degna di questo nome. Negli ultimi 60 anni il diritto dei cittadini cinesi al voto, alla libertà di espressione, alla formazione di organizzazioni sociali e alla possibilità di manifestare e divenuto come il disegno di glassa su una torta che non invoglia più nessuno”.
Secondo i dettami della Costituzione cinese, sostiene invece Bao, “in Cina si devono tenere ogni 5 anni elezioni universali e totali. In una realtà in cui i ricchi diventano più ricchi e i poveri più poveri, il discorso aureo di Hu che chiede di stabilire un sistema socialista di base sembra una presa in giro. I cittadini non sanno se ridere o piangere”.
Contestando inoltre la frase di Hu secondo cui il Pcc guida la Cina “per scelta della storia e del popolo”, Bao conclude: “Soltanto la Storia deciderà il ruolo reale avuto dal Partito. La scelta della popolazione dovrebbe avvenire tramite elezioni, come prevede la legge. Non sta al presidente dire che la storia e il popolo hanno scelto per il suo Partito”.
Ex segretario personale e confidente di Zhao Ziyang - segretario del Pcc ai tempi di Tiananmen, morto in isolamento dopo decenni di arresti domiciliari per la sua opposizione al massacro del movimento democratico del 1989 - Bao ricorda che il Partito deve mettere in atto le riforme promesse al popolo durante la guerra civile contro i nazionalisti del Kuomintang di Chiang Kai-shek. La guerra finì con la sconfitta nel 1949 dei nazionalisti ad opera delle forze comunisti.
“Il Partito comunista - scrive Bao in un articolo in occasione del 90esimo anniversario della fondazione del Pcc - dovrebbe ricordarsi che, durante la guerra civile, aveva promesso in caso di vittoria un’immediata riforma dei terreni. Un principio che non fa parte dell’ideologia che guida il comunismo”.
“Dopo aver sequestrato i terreni ai latifondisti - prosegue - si sono invece immediatamente appropriati anche dei terreni dei contadini per collettivizzarli”. Bao si trova agli arresti domiciliari nella sua casa di Pechino sin dal suo rilascio, avvenuto dopo 7 anni di galera cui è stato condannato subito dopo il massacro di Tiananmen.
Per il dissidente, questo cambio di politica è stata un’enorme tragedia per le comunità agricole della Cina: “Uno dei più grandi errori che il Partito abbia mai fatto. Non ci sarà mai stabilità, in Cina, fino a quando non si permetterà a queste comunità di vivere e lavorare in pace”.
La requisizione di terreni, ordinata per lo sviluppo industriale, si trasforma quasi sempre in un lucroso affare per i dirigenti comunisti locali ma - allo stesso tempo - provoca ogni mese migliaia di proteste da parte delle comunità. Queste spesso diventano scontri violenti con la polizia.
Secondo le statistiche ufficiali, già adesso ogni anno si verificano migliaia di “incidenti di massa” in tutto il Paese. Molte di queste nascono da proteste o sit-in contro le requisizioni forzate, i casi di corruzione le dispute sulla vendita dei terreni agricoli.
L’articolo di Bao, che si intitola “Perché il discorso di Hu Jintao non sta in piedi”, prende di mira le dichiarazioni fatte dal presidente cinese durante il suo intervento alla cerimonia dei 90 anni, pronunciato lo scorso 1° luglio.
“Sotto la leadership del Pcc, la Cina non ha ancora avuto un’elezione degna di questo nome. Negli ultimi 60 anni il diritto dei cittadini cinesi al voto, alla libertà di espressione, alla formazione di organizzazioni sociali e alla possibilità di manifestare e divenuto come il disegno di glassa su una torta che non invoglia più nessuno”.
Secondo i dettami della Costituzione cinese, sostiene invece Bao, “in Cina si devono tenere ogni 5 anni elezioni universali e totali. In una realtà in cui i ricchi diventano più ricchi e i poveri più poveri, il discorso aureo di Hu che chiede di stabilire un sistema socialista di base sembra una presa in giro. I cittadini non sanno se ridere o piangere”.
Contestando inoltre la frase di Hu secondo cui il Pcc guida la Cina “per scelta della storia e del popolo”, Bao conclude: “Soltanto la Storia deciderà il ruolo reale avuto dal Partito. La scelta della popolazione dovrebbe avvenire tramite elezioni, come prevede la legge. Non sta al presidente dire che la storia e il popolo hanno scelto per il suo Partito”.
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