Bangladesh, arrestati tre blogger: Hanno offeso l’islam
Dhaka (AsiaNews) - Internet finisce nel mirino delle autorità bangladeshi. La polizia di Dhaka (Dhaka Metropolitan Detective) ha arrestato tre blogger (v. foto) per aver pubblicato "commenti offensivi sull'islam e il profeta Maometto" su vari siti web. Gli agenti hanno prelevato Subrata Adhikari Shuvo, 24 anni, Russel Parvez, 36, e Mashiur Rahman Biblop, 42, nelle loro case, sequestrando anche computer, modem e hard disk esterni. Gli attivisti del movimento Shahbag, di cui i tre fanno parte, chiedono il rilascio immediato dei blogger, definendo il loro arresto "una violazione della libertà di parola e un insulto per la democrazia".
"Questi blogger atei - ha dichiarato in conferenza stampa Molla Nazrul Islam, vice commissario della polizia - hanno attaccato l'islam e l'induismo, il profeta Maometto e il dio indù Ram, usando vari pseudonimi. Abbiamo identificato altri otto blogger e stiamo per arrestare anche loro".
In Bangladesh non esiste il reato di blasfemia. Gli arrestati avrebbero violato l'Information and Communication Technology Act del 2006; se trovati colpevoli, rischiano fino a 10 anni di carcere e una multa di 10 milioni di taka (circa 100mila euro). Tuttavia, secondo Shahriar Kabir, a capo del Comitato per un Bangladesh laico (Committee for a Seculra Bangladesh), il loro arresto è sbagliato e rischia di creare un grave precedente: "Anche se i fondamentalisti islamici continuano a chiedere leggi sulla blasfemia come quelle in Pakistan, il governo non deve creare controversie prendendo provvedimenti contro 'blogger antireligiosi'. Altrimenti, rischia di distruggere lo spirito laico del Paese".
Da circa un mese l'unità investigativa della capitale monitora le "attività antireligiose" che avvengono in rete. I blog infatti sono diventati luoghi di dibattito molto popolari, usati in particolare dagli attivisti laici di Shahbag, movimento che prende il nome da un quartiere di Dhaka, dove si sono tenute le prime manifestazioni pacifiche contro i crimini di guerra commessi dal partito islamico Jamaat-e-Islami nel 1971. La natura laica di Shahbag e la richiesta di non sfruttare la religione per scopi politici ha attirato l'ira dei sostenitori del partito islamico. La tensione è salita con l'omicidio di Asif Mohiuddin, uno dei leader del movimento, accoltellato durante una protesta il 14 gennaio scorso.