Bangkok: pensioni in crisi, ma per ora non ci sono soluzioni
Attualmente i thailandesi con 60 anni o più sono circa il 21% della popolazione, una cifra che dovrebbe arrivare al 38,5% nel 2050. Ricevono tra i 600 e i 1.000 baht al mese (16-26 euro), ma le proposte fatte dal precedente governo a guida militare e dall'attuale opposizione progressista vengono considerate entrambe inadeguate.
Bangkok (AsiaNews) – Tra le priorità del nuovo governo thailandese, entrato in carica a inizio mese, dovrebbe esserci l’individuazione di una soluzione a lungo termine che garantisca l’efficienza del sistema pensionistico. Di fondamentale importanza viene ritenuta anche un’integrazione tra i diversi enti pensionistici, ora di fatto autonomi e con differenti schemi di finanziamento delle pensioni.
Si tratta di osservazioni contenute in uno studio pubblicato dall’Istituto per la ricerca economica “Puey Ungpakorn” e intitolato “La riforma pensionistica in Thailandia: verso un sistema di pensioni inclusivo, adeguato e sostenibile”. Il documento ha evidenziato la necessità di tenere conto di carriere lavorative che spesso alternano lavoro formale e informale e ha valutato le diverse possibilità di finanziare il futuro pensionistico e la diversa lunghezza della vita lavorativa della popolazione thai.
Attualmente i thailandesi con 60 anni o più sono circa il 21% della popolazione, ma, secondo la Commissione economica e sociale Onu per l’Asia e il Pacifico, la percentuale è destinata a salire fino al 38,5% entro il 2050.
Il sistema previdenziale e assicurativo che dovrebbe far fronte a questa situazione è ampiamente inadeguato, a partire dal valore della rendita universale che, crescente secondo l’età, garantisce solamente tra 600 a 1.000 baht (16-26 euro) al mese a ciascun over 60.
Impiegati pubblici, militari e poliziotti hanno accesso a fondi pensionistici che garantiscono maggiori benefici, di cui gode anche la maggior parte dei lavoratori del settore formale, per i quali sono obbligatori versamenti previdenziali che possono proseguire anche dopo l’accesso alla pensione, incrementandone l’ammontare nel tempo. Chi è impiegato nel settore informale, invece, può accedere volontariamente ai fondi pensione ufficiali o a quelli proposti dalle società assicuratrici o altri enti.
La necessità di un sistema pensionistico strutturato non si era ancora manifestata in maniera così lampante perché la società thai si è sempre basata sull’impegno dei figli a sostenere i genitori in età avanzata. Ma d’altra parte, una maggiore speranza di vita, una fertilità ridotta e la propensione a famiglie meno numerose se non mononucleari rischia di far mancare questo pilastro su cui si reggeva l’autonomia finanziaria dei pensionati.
Pare inevitabile quindi che il sistema pubblico intervenga per limitare i danni. Il precedente governo a guida militare si era impegnato a garantire una pensione di base soltanto ai cittadini più indigenti, ma la misura, non risolutiva, aveva sollevato forti polemiche.
L’opposizione ha raccolto la proposta avanzata dal partito Move Forward, che aveva sfiorato la guida del Paese dopo le elezioni parlamentari di maggio: la loro idea era di concedere un assegno mensile più elevato, di 3mila baht al mese, ma è stata bocciata per il costo elevato. Al momento sono allo studio proposte alternative, anche ibride tra i due estremi e con maggiore o minore platea di beneficiari.
12/04/2019 08:42
07/02/2022 13:10