27/03/2025, 13.12
THAILANDIA
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Bangkok proibisce le punizioni corporali sui minori

di Steve Suwannarat

Con la pubblicazione del provvedimento sulla Gazzetta reale, la Thailandia diventa il 68° Paese al mondo a proibire la violenza fisica e psicologica a fini educativi. Il divieto arriva dopo anni di pressioni internazionali e interne, ma resta il nodo della resistenza culturale nei contesti familiari. L’UNICEF chiede al governo di accompagnare la legge con adeguate misure educative.

Bangkok (AsiaNews) - D’ora in poi anche in Thailandia saranno vietate le punizioni corporali sui minori. Si tratta di un passo importante che allinea il Paese alla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia, in vigore dal 1990, e che da tempo era oggetto di discussione, soprattutto nei contesti scolastici e familiari. In questi ultimi, in particolare, non solo la pratica era tollerata, ma coinvolgeva una percentuale ancora molto elevata di bambini e adolescenti.

Secondo l’ultima indagine dell’Ufficio nazionale di statistica, pubblicata nel 2022, il 54% dei thailandesi sotto i 14 anni subiva punizioni fisiche o psicologiche in casa. Sebbene in calo rispetto al 75% registrato nel 2005, il dato è ancora troppo alto per l’UNICEF, che promuove l’eliminazione totale del fenomeno.

Con la pubblicazione del provvedimento nella Gazzetta reale il 24 marzo, la Thailandia è diventata il 68° Paese al mondo a vietare l’uso della coercizione o della violenza sui minori a fini disciplinari.

UNICEF Thailandia ha accolto con soddisfazione la notizia, definendo la nuova normativa un modello da seguire per garantire una tutela completa dei più giovani da ogni forma di violenza o sfruttamento. Al tempo stesso, ha sottolineato l’importanza che il governo accompagni la legge con adeguate campagne educative, soprattutto nei contesti familiari, dove l’uso della forza come strumento educativo è ancora largamente accettato.

Non sarà un compito facile: l’idea tradizionale di famiglia in Thailandia, spesso giustificata anche a livello legale nei suoi eccessi, resta fortemente radicata. Inoltre, negli ultimi anni, le riforme in senso meno autoritario hanno trovato ostacoli nella gestione del Paese da parte di governi militari e nazionalisti, contrari a intervenire su quelli che definiscono “valori” tradizionali.

Non a caso, già nel 2021, durante la revisione periodica della situazione del Paese, la Global Partnership to End Violence Against Children aveva ricordato che “sotto la legislazione internazionale riguardo i diritti umani – la Convenzione sui diritti dell’infanzia e altri strumenti per i diritti umani – gli stati hanno l’obbligo di rendere effettive leggi che proibiscano la punizione corporale in tutti gli ambiti, incluso quello domestico. In Thailandia la punizione corporale sui bambini è legale nonostante ripetute raccomandazioni a proibirla da parte del Comitato per i diritti dell’infanzia e durante il secondo ciclo della Revisione periodica universale riguardante la Thailandia nel 2016”. 

Tuttavia da quel momento le raccomandazioni a proibire la pratica sono state accolte dal governo di Bangkok, avviando un processo di dibattito interno alla politica e alla società seguito da un iter legislativo che ha portato al risultato attuale.

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