15/05/2023, 12.31
THAILANDIA
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Bangkok, vincono i progressisti: il popolo thai riparte dalle proteste del 2020

Il Phak Kao Klai (Move Forward Party) guidato da Pita Limjaroenrat, ha ottenuto la maggioranza dei seggi, ma avrà bisogno di entrare in coalizione per governare, probabilmente alleandosi con il Pheu Thai, arrivato secondo. La partecipazione quasi all'80% segnala la volontà di dare fiducia al movimento che portò in piazza i giovani contro i generali. Fonti locali: "Il Senato rispetterà la scelta del premier, la vera opposizione riguarderà la demilitarizzazione e la nuova Costituzione".

Bangkok (AsiaNews) - Con il voto di ieri gli elettori thailandesi hanno mostrato di voler respingere quasi un decennio di governo filo-militare, indicando la strada per “andare avanti”: guidato dal 42enne Pita Limjaroenrat, il Phak Kao Klai, conosciuto internazionalmente come Move Forward Party (“Andiamo avanti”, appunto), ha ottenuto 151 seggi grazie a 14 milioni di voti, seguito dal Pheu Thai con 10,6 milioni di voti e 141 seggi. I due partiti di opposizione hanno già segnalato la possibilità di entrare in coalizione contro le formazioni più conservatrici e filo-monarchiche. Il partito Bhumjaithai ha ottenuto 71 seggi, il conservatore Palang Pracharath - che in passato aveva sostenuto l’attuale primo ministro Prayut Chan-o-cha - ne ha conquistati 40 e il nuovo partito fondato dal premier, lo United Thai Nation Party solo 36.

Di ispirazione progressista e a favore di una nuova Costituzione che limiti il potere della monarchia e della giunta militare, il Move Forward Party (MFP) incarna gli ideali delle proteste scoppiate tra il 2020 e il 2021 contro il governo del primo ministro ed ex generale Prayut Chan-o-cha a seguito dello scioglimento del Future Forward Party - predecessore del MFP - per ordine della Corte costituzionale. I manifestanti, tra cui erano presenti molti giovani e giovanissimi, chiedevano una riforma della monarchia e l’abolizione del reato di lesa maestà, che punisce gli insulti alla famiglia reale con pene fino a 15 anni di detenzione. I difensori dei diritti umani hanno sottolineato che spesso viene utilizzato contro attivisti e oppositori politici e nelle carceri thailandesi, in attesa di processo, si trovano anche alcuni minorenni. 

La partecipazione alle votazioni è stata di quasi l’80%: secondo le fonti locali si tratta di un segnale importante, che indica nello strumento democratico la volontà di portare avanti le istanze delle manifestazioni represse dall’esercito con la forza.

Il partito Pheu Thai, legato alla dinastia Shinawatra, che dal 2001 ha vinto tutte le elezioni generali, aveva candidato la figlia dell’ex primo ministro Thaksin, Paetongtarn Shinawatra, fino a poche settimane fa data come favorita. Tuttavia, secondo i commentatori, sarebbe stata penalizzata per non essersi distanziata in maniera netta dai partiti conservatori e filo-militari, mantenendo una posizione ambigua.

A meno di 10 giorni dalla votazione i sondaggi avevano segnalato il sorpasso di Pita Limjaroenrat, che ha promesso alle generazioni più giovani, testimoni di due colpi di Stato nel 2006 e nel 2014, di rispedire i militari nelle caserme e di avviare il procedimento per la stesura di una nuova Costituzione. Secondo le fonti locali, l’Occidente fatica a comprendere i vari colpi di Stato che si sono succeduti in Thailandia, che “più che essere anti-costituzionali, sono sovra-costituzionali”. Le forze armate in Thailandia dipendono infatti dal re, non dal ministero della Difesa: “I generali hanno condotto i colpi di Stato con il permesso del monarca”, quindi in difesa della monarchia - oggi retta da re Rama X - e dell’attuale Costituzione. 

Il leader del MFP sembra destinato a diventare il prossimo premier, anche se la strada per il cambiamento al momento è disseminata di ostacoli. Sebbene cresciuto in una famiglia di politici e funzionari (il padre è stato consigliere al ministero dell’Agricoltura e lo zio collaboratore dell’ex premier Thaksin Shinawatra), Pita ha raccontato di essersi in realtà appassionato alla politica durante un periodo di studio in Nuova Zelanda da adolescente. Laureatosi alla Thammasat University di Bangkok, ha poi ottenuto un master ad Harvard e uno al Massachusetts Institute of Technology (MIT). È stato amministratore delegato dell’azienda di famiglia che produce olio di riso e direttore dell’applicazione per la consegna di cibo a domicilio Grab Thailand.

Due settimane fa è stata aperta un’indagine nei confronti dell’ex dirigente di azienda, accusato di possedere azioni non dichiarate di una società di media e la Commissione elettorale ha ora 60 giorni di tempo per certificare i risultati elettorali, un lasso di tempo abbastanza lungo per squalificare alcuni candidati. L’opposizione più forte potrebbe poi venire dal Senato: dopo il golpe del 2014 guidato da Prayut, che ha dismesso gli abiti militari per indossare quelli civili dopo le elezioni del 2019, la giunta militare aveva nominato tutti i 250 membri della Camera alta, che dopo la precedente tornata elettorale avevano votato in blocco per la nomina a premier dell’ex generale. Il futuro premier, per essere tale, ha bisogno di almeno 376 voti da parte del Parlamento.

“Probabilmente - continuano i commentatori locali - il Senato non si opporrà al risultato elettorale, perché è evidente che il MFP non sia stato votato solo da giovani. La popolazione è stanca dei colpi di Stato e chiede un cambiamento radicale rispetto al passato. Pita ha già detto pubblicamente che sarebbe una mossa fortemente antidemocratica opporsi alla scelta popolare. Per cui è probabile che le difficoltà si presenteranno più avanti, nel momento della discussione in Parlamento delle singole proposte. Il MFP non è solo a favore di politiche progressiste, ma chiede una demilitarizzazione del Paese”. Per andare avanti resta da vedere fino a che punto la monarchia e l’esercito saranno disposti a fare concessioni.

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