Bangkok, il sangue delle “camicie rosse” per le dimissioni di Abhisit
di Weena Kowitwanij
I manifestanti hanno avviato una raccolta di sangue, che verrà versato all’ingresso del palazzo di governo. I leader della protesta assediano l’edificio, presidiato da agenti in assetto anti-sommossa. L’iniziativa desta preoccupazione per il timore di epidemie e contagi. Il premier thai esclude l’ipotesi di rimettere l’incarico. Leader cattolici e buddisti invitano a pregare la pace.
Bangkok (AsiaNews) – Le “camicie rosse” hanno avviato una donazione di massa di sangue, che verrà versato agli ingressi del Palazzo di governo se l’esecutivo non rassegna le dimissioni e indice nuove elezioni. Una forma di protesta estrema, sebbene pacifica, che desta preoccupazione per la possibile diffusione di epidemie. Tuttavia il premier thai Abhisit Vejjajiva mantiene la linea della fermezza ed esclude l’ipotesi di rimettere il mandato. Intanto leader religiosi cattolici e buddisti invitano i fedeli a pregare per la pace e la riconciliazione nazionale.
Da cinque giorni i manifestanti anti-governativi presidiano le strade di Bangkok, con l’obiettivo di rovesciare il governo in carica. Le “camicie rosse”, fedeli all’ex premier in esilio Thaksin Shinavatra e sostenuti dal partito di opposizione United Front for Democracy against Dictatorship (UDD), denunciano l’illegittimità dell’esecutivo guidato da Abhisit, salito al potere inseguito a un colpo di mano dei militari e la seguente cacciata di Thaksin.
Veera Musikapong, leader delle “camicie rosse”, ha donato per primo il sangue. Egli parla di “sacrificio” a dimostrazione dell’amore per il Paese e della “sincerità” dei propositi che guidano i manifestanti. L’obiettivo è raccogliere almeno 1000 litri di sangue, proveniente da 100mila donatori, che verrà versato agli ingressi della Government House a Bangkok – sede dell’esecutivo – presidiata da agenti di polizia in assetto anti-sommossa.
“Dovranno camminare sul nostro sangue” afferma uno dei leader della protesta, riferendosi ai membri del governo. I manifestanti hanno raggiunto la sede del governo e, a breve, potrebbero iniziare a spargere il contenuto dei flaconi.
La nuova forma di protesta ha destato più di un allarme fra le autorità sanitarie, fra le quali la Croce rossa nazionale. Lo stesso Thaksin si dice “preoccupato” per la raccolta di sangue in piazza, che potrebbe causare infezioni e contagi di massa. Un timore condiviso anche dal Ministro della sanità, che non vuole entrare nel merito della lotta politica.
Tuttavia, il premier thai Abhisit Vejjajiva respinge qualsiasi ipotesi di dimissioni. Egli è salito al potere nel dicembre 2008 su nomina parlamentare, dopo la sentenza del tribunale che ha sciolto l’ex partito di governo fedele a Thaksin. Il Democrat Party – vicino ad Abhisit e partito leader dell’attuale coalizione di governo – ha chiuso al secondo posto nell’ultima tornata elettorale e dal 1992 ad oggi non si è mai aggiudicato la maggioranza alle urne.
Intanto leader cattolici buddisti e thai invocano la concordia nazionale, nel timore che le proteste possano degenerare in scontri di piazza come avvenuto nell’aprile dello scorso anno. Mons. John Bosco Panya Krischaroen, segretario generale della Conferenza dei vescovi thai, ha inviato un messaggio alle chiese e ai seminari, invitando i cattolici a pregare per la pace. Il Paese è diviso, sottolinea il prelato, e molti sono “spaventati” per la piega che potranno assumere le manifestazioni. Per questo i vescovi chiedono ai cattolici thai di rivolgere “preghiere speciali a Dio e alla Madonna perché diano la pace alla Thailandia”.
Phra Wor. Vatcharamaethee, monaco buddista, ricorda che “quanti non vivono la loro vita secondo gli insegnamenti del Buddha, non possono essere buoni politici, e nemmeno persone oneste”. Egli aggiunge che le “caratteristiche peculiari” di un funzionario pubblico sono “conoscenza, saggezza, bontà d’animo, onestà, capacità amministrative, amicizia all’interno della squadra di lavoro, una visione lungimirante e bravura nel prendere le decisioni giuste”.
Parinya Taewanaruemitrekul, vice-preside di facoltà alla Thammasat University, sottolinea che “le camicie gialle e le camicie rosse hanno contribuito allo sviluppo della democrazia in Thailandia, ma va superato il “periodo di transizione” e vanno evitati inutili “spargimenti di sangue”.
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