28/11/2008, 00.00
THAILANDIA
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Bangkok, i manifestanti promettono battaglia. Il premier cerca il dialogo

I leader della protesta antigovernativa occupano a oltranza i due aeroporti della capitale e promettono di lottare “fino alla morte”. Da Chiang Mai il primo ministro Somchai invita al dialogo e alla “non-violenza”. Gli aeroporti rimangono chiusi; predisposti voli straordinari da una base militare per agevolare il rientro dei turisti.

Bangkok (AsiaNews/Agenzie) – I leader della protesta anti-governo in Thailandia promettono una occupazione a oltranza dei due aeroporti di Bangkok e ribadiscono di voler “combattere fino alla morte” se la polizia procederà allo sgombero. Il primo ministro Somchai Wongsawat fa un passo indietro e abbassa i toni dello scontro, affermando di voler cercare una mediazione con i manifestanti, basandosi sul principio della “non-violenza”.

Dal 26 novembre migliaia di oppositori hanno bloccato l’aeroporto internazionale di Suvarnabhumi, mentre ieri è stata la volta dello scalo di Don Mueang, usato soprattutto per i voli interni. Il premier aveva dichiarato lo stato di emergenza, accusando i rivoltosi di tenere in ostaggio la nazione.

Un portavoce del governo ha aggiunto che la polizia aveva ricevuto istruzioni per procedere “il prima possibile” allo sgombero, utilizzando però “metodi pacifici”. L’esecutivo ha chiesto alle forze dell’ordine di aprire un tavolo di trattative con i manifestanti; in caso di rifiuto gli agenti avrebbero l’autorizzazione a procedere, mettendo in pratica “tutto il necessario per riaprire gli aeroporti, basandosi sul principio della non-violenza”.

Al contrario, i membri dell’Alleanza popolare per la democrazia (Pad) ribadiscono la linea dura, confermano di essere pronti a “difendersi con ogni mezzo” e di voler restare negli aeroporti "fino alle dimissioni di Somchai”. Al momento sembra regnare una calma apparente; fonti interne affermano che vi sono alcuni funzionari dell’esecutivo impegnati in trattative con i leader della protesta.

Il governo riferisce inoltre che l’aeroporto internazionale di Suvarnabhumi rimarrà chiuso almeno fino al 29 novembre; per favorire il rientro di una parte dei turisti ancora bloccati in Thailandia, l’esecutivo ha predisposto alcuni voli in partenza da una base militare nei pressi della capitale.

Somchai ha deciso di restare “a tempo indefinito” a Chiang Mai, nel nord del Paese, a causa delle “tensioni” fra l’esecutivo e le forze armate. E proprio a Chiang Mai sarebbe in agenda un consiglio dei ministri straordinario per far fronte alla crisi.

Il 27 novembre Anupong Paojinda, comandante dell’esercito thailandese, aveva invitato il premier a rassegnare le dimissioni e allo scioglimento del parlamento. Il capo dell’esercito, molto influente nel Paese, ha però negato l’ipotesi di un colpo di Stato dei militari e ricorda che il governo mantiene ancora la “piena autorità” sul Paese.

 

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