Bangkok, dimostranti antigoverno bloccano anche il secondo aeroporto
Bangkok (AsiaNews/Agenzie) – I manifestanti anti-governo, capeggiati dai leader dell’Alleanza popolare per la democrazia (Pad), hanno bloccato anche il secondo aeroporto della capitale, il vecchio Don Mueang, usato soprattutto per i voli domestici.
I dimostranti hanno preso d’assalto lo scalo nel tentativo di impedire la partenza dei ministri alla volta di Chiang Mai, nel nord, dove è in programma un vertice straordinario per fronteggiare la crisi. Ad attendere i membri dell’esecutivo, partiti con una serie di piccoli aerei da turismo, vi è il premier Somchai Wongsawat, atterrato a Chiang Mai dopo una visita ufficiale in Perù. Il consiglio dei ministri avrebbe dovuto svolgersi a Bangkok; motivi di sicurezza e il blocco dello scalo internazionale hanno fatto spostare la sede dell’incontro.
Ieri il Primo Ministro ha ribadito che non rassegnerà le dimissioni e continuerà a lavorare per il bene del Paese; egli ha inoltre ricordato che il suo è un governo “legittimo”, eletto “democraticamente” dal popolo in seguito a regolari elezioni. La presa del posizione di Somchai segue di poche ore l’invito lanciato dal generale Anupong Paojinda, capo dell’esercito thailandese, alle dimissioni e allo scioglimento del parlamento. Il comandante delle forze armate ha però negato l’ipotesi di un colpo di mano dei militari e ricorda che il governo mantiene ancora la “piena autorità” sul Paese. Egli intima inoltre ai manifestanti di procedere allo sgombero dell’aeroporto internazionale di Suvarnabhumi, al cui interno migliaia di passeggeri restano bivaccati su panchine o nastri trasportatori dei bagagli. L’aeroporto internazionale accoglie ogni giorno 125mila passeggeri ed è uno dei principali scali di tutta l’Asia. Anche la Corte suprema thailandese intima la fine dell’occupazione degli aeroporti; richiesta respinta dai membri del Pad, che proclamano una lotta a oltranza finché il governo non rassegnerà le dimissioni.
Il blocco dei due scali della capitale è l’ultima di una serie di azioni promosse dal partito di opposizione per ottenere le dimissioni di un governo che giudicano corrotto e “una marionetta” nelle mani dell’ex premier Thaksin Shinawatra, allontanato dal potere con un colpo militare nel 2006 e oggi in esilio a Londra.
Il comparto del turismo, fra le principali industrie del Paese, è fra i settori che più risentono della crisi. Si calcola che esso potrebbe subire perdite tra i 2,2 e i 3,4 miliardi di dollari Usa se le proteste continueranno anche per il prossimo mese. Tour operator e agenti riferiscono di prenotazioni cancellate e turisti in fuga, in un periodo dell'anno in cui il volume di affluenza nelle principali località fa registrare il tutto esaurito. Già ad agosto la chiusura parziale degl aeroporti nel sud della Thailandia aveva creato dei disagi, ma le proporzioni assunte dalla protesta potrebbero avere effetti devastanti sull’economia del Paese. “L’altra volta – sottolinea Weerasak Kowsurat, ministro del turismo, in riferimento alla chiusura degli scali – è stato come spararsi alle ginocchia. Ora ci stiamo tirando un colpo in testa”.