Bando alle bugie: l’economia cinese è in crisi
Pechino (AsiaNews) - In Cina non vi è nulla di genuino e semplice. Molte cose che sembrano favolose all’apparenza, all’interno sono vuote e false. È stato così con la cerimonia di apertura delle Olimpiadi: più di 80 leader mondiali vi hanno partecipato, salvando la faccia al governo cinese (dopo la repressione in Tibet). Perfino il presidente francese Nicolas Sarkozy, che aveva suggerito il boicottaggio delle Olimpiadi di Pechino, alla fine si è arreso. Ma alcuni giorni dopo la verità nascosta dietro quella gloria, è emersa con chiarezza: i fuochi d’artificio nella città erano generati dal computer; la piccola bambina cantava in play-back; i 56 bambini vestiti con differenti abiti etnici erano tutti di etnia Han.
Una cosa simile avviene nell’economia. A partire dalla politica delle “riforme e apertura” varata nel 1978 e dalla proclamazione della teoria sull’economia di mercato di Deng Xiaoping, in questi 30 anni l’economia cinese è sembrata svilupparsi con enorme velocità davanti agli occhi di tutti. Il mondo si è perfino allarmato davanti alla crescita della Cina. Studiosi molto affermati si vantavano che la crescita cinese sarebbe andata avanti fino al 2020. Queste dichiarazioni hanno accecato la vista a tanti. Guardiamo invece al volto reale dell’economia in Cina.
La crisi delle borse
La borsa di Shanghai è crollata drammaticamente dai 6124 punti dell’ottobre 2007 ai 2154 dell’8 settembre 2008, perdendo così oltre il 64%. Circa 100 milioni di azionisti cinesi sono sospesi al mercato e stanno pagando un altissimo prezzo. Perfino i ricchi assistono alla distruzione dei loro sogni. L’andamento della borsa è un po’ come un barometro: queste forti cadute dicono che l’economia della Cina è di fronte a enormi difficoltà.
L’anno scorso le compagnie registrate in borsa presentavano tutte forti incrementi nei profitti; quest’anno alcune hanno leggeri profitti o pesanti deficit. Esse sono divenute lo strumento per far entrare in circolo i sussidi governativi.
Secondo dati statali, circa 67 mila piccole e medie aziende sono fallite nella prima metà di quest’anno, producendo 20 milioni di disoccupati. È probabile che il loro numero sia anche superiore. La misura enorme di questo collasso mostra che durante lo sviluppo economico sono stati accantonati alcuni problemi che ora si presentano con più evidenza. Non vi è dubbio che una catena di causa-effetto colpirà presto anche le grandi aziende. L’apprezzamento dello yuan, l’incremento dei prezzi delle materie prime, l’innalzamento dei costi del lavoro, la riduzione delle esportazioni, la mancanza di lavoratori migranti e di elettricità stanno spingendo verso il basso i profitti delle compagnie. Inoltre, le difficoltà a reperire grandi capitali e gli alti interessi nei prestiti trascinano le imprese verso l’abisso.
Il delta dello Yangtze [l’area attorno a Shanghai – ndr] e il delta del fiume delle Perle [nel Guangdong – ndr] sono state le “fabbriche del mondo”, su cui la Cina ha basato all’inizio la sua crescita economica. Eppure esse oggi rischiano la bancarotta. In queste aree è divenuto comune il ritirarsi di molte compagnie straniere, come anche il fallimento di molte compagnie cinesi.
D’altra parte, gli Stati Uniti stanno sperimentando la grande crisi dei crediti subprime, che si pensa potrà finire solo nel 2010. Ciò causa una diminuzione dei consumi. Allo stesso modo, anche in Europa e nel mondo si assiste a una diminuzione della domanda. Per tutto questo, le esportazioni della Cina stanno vivendo il loro periodo più duro.
Fermo il mercato edilizio
La Cina è una società socialista, dove la terra è proprietà dello Stato. In quanto proprietari, i governi locali vendono i terreni alle compagnie di sviluppo edilizio a prezzi molto alti, permettendo loro di pagare fino all’80% attraverso dei prestiti bancari. Anche singoli compratori sfruttando i prestiti bancari per divenire proprietari di una casa. Questa situazione del mercato edilizio è molto tipico in Cina. Almeno 500 miliardi di dollari dai profitti delle esportazioni, sono stati usati dalla Cina per acquisire una larga parte del debito Usa. Più di metà dei prestiti bancari, circa 1 miliardo di dollari Usa, sono stati investiti in joint-ventures con ditte costruttrici. Tutto ciò ha promosso una rapida crescita del mercato edilizio, facendo schizzare i prezzi in alto, che sono aumentati in poco tempo di 5-6 volte. La frenesia edilizia per case e grattacieli è visibile ovunque in Cina. I proprietari delle ditte costruttrici sono più del 50% della lista che elenca i “più ricchi della Cina”. Essi usano il potere dei differenti governi locali per strappare terreni e risorse a comunità deboli o a contadini.
Essi fanno spesso uso della violenza per risucchiare nelle mani di poche persone enormi quantità di ricchezze dalle mani della massa.
Più di metà degli introiti di un governo locale dipendono dall’industria delle costruzioni. In tutta la Cina continuano ad esservi demolizioni, trasformando molta gente in senza tetto. A Shijiazhuang (Hebei), per esempio, il governo ha lanciato la campagna (di demolizioni) chiamata “Grandi cambiamenti in tre anni”. Intanto, salari bassi e alti prezzi delle case hanno costretto ormai molta gente a un duro lavoro per tutta la vita, solo per potersi concedere un piccolissimo appartamento.
Ma da molti dati si rileva ormai che il mercato delle case è scivolato nell’inverno. Il commercio si sta restringendo perché il mercato fa alzare i prezzi, ma vi sono sempre meno compratori. Si è cercato di stimolare il mercato attraverso qualche promozione. Ma un’inchiesta mostra che solo riducendo del 50% i prezzi delle case, questo commercio può riprendere quota. Proprio come la borsa, anche il mercato immobiliare ha di fronte un aspro declino che porterà molti problemi alle banche, generando una crisi economica.
Ecologia, disastri naturali, Olimpiadi
A questo quadro vanno ad aggiungersi alcuni altri problemi.
- Durante il 2008 ogni tipo di disastro naturale ha colpito la Cina in profondità: dalle tempeste di neve al terremoto del Sichuan,dalla grandine alle piogge e alle alluvioni, tutto ha danneggiato l’economia cinese. Secondo le stime del governo, solo per ricostruire il Sichuan ci vorranno almeno 1000 miliardi di Renminbi (circa100 miliardi di euro).
- Decenni di sviluppo accelerato (e disordinato) hanno causato gravi problemi ambientali. Mentre il clima diviene più caldo, l’aria e i fiumi sono colpiti da alti livelli di inquinamento.
Finora tutti parlano dello scioglimento del ghiaccio nell’Antartico, ma è probabile che in futuro vi saranno conseguenze ancora più critiche. Per migliorare l’ambiente, la Cina dovrà pagare un prezzo altissimo e dovrà imparare a collaborare con gli altri Paesi.
I Giochi olimpici di Pechino non sono stati solo un evento che ha fatto gettare via soldi e lavoro: essi hanno anche creato danni ingenti all’economia cinese. Secondo le fonti ufficiali, negli ultimi 7 anni, la Cina ha investito circa 300 miliardi di Rmb (30 miliardi di euro) per le infrastrutture di quelle che saranno ricordate come le Olimpiadi più costose della storia. Otto anni fa, per le Olimpiadi di Sydney si è solo investito 1,5 miliardi di dollari, mentre per quelle di Los Angeles non si è speso più di 500 milioni di dollari. A causa delle misure di sicurezza, i Giochi hanno attirato solo 400 mila stranieri, molto al di sotto dei 2 milioni preventivati. Tutti gli alberghi a 5 stelle erano pieni di clienti, ma le presenze in alberghi a 4 stelle o sotto era solo del 30-40%. Molti commercianti hanno sofferto a causa dei Giochi: i ristoranti hanno perso quali un terzo del loro commercio. E alla fine rimane una questione: cosa fare di queste nuove costruzioni olimpiche.
La recessione economica negli Stati Uniti, la stagnazione in Europa e l’assottigliarsi dell’economia giapponese sono dei segni ovvi che sta arrivando una recessione economica globale, che può divenire peggiore di quella del 1929. Durante il periodo di Mao, milioni di persone sono morte di fame; oggi molte imprese “muoiono” per bancarotta. Essendo integrata nell’economia mondiale, la Cina non potrà non essere inglobata nel gorgo di questa depressione economica.