Bandita una Chiesa domestica protestante: “collaborava con la Corea”
Si tratta della Chiesa di Berea “Fiume di Vita”, nel Fujian. Avrebbero aperto un istituto di ricerca teologica e diversi luoghi di culto. Pressioni perché i regolamenti aprano di più alla libertà religiosa. Le chiese domestiche non sono luoghi che “disturbano l’ordine sociale”. La repressione verso i cristiani sta portando molti fedeli a scegliere la via “fuorilegge” della pratica sotterranea, fuori dei canali ufficiali.
Pechino (AsiaNews/CP) – Una chiesa domestica protestate è stata dichiarata fuorilegge nella provincia del Fujian e accusata di “stabilire siti religiosi” e di “collaborare con la Corea [del Sud]”.
La notizia è stata pubblicata ieri sul Christian Post. Le autorità hanno accusato la Chiesa di Berea [una denominazione protestante] “Fiume della Vita” di aver aperto un istituto di teologia, sostenuto con denaro proveniente dalla Corea e di aver istallato diversi luoghi di culto. Essi hanno anche sequestrato 1.346 yuan (circa 200 dollari Usa) di donazioni, in quanto “introito illegale”.
La comunità “Fiume della Vita” è stata fondata otto anni fa e raduna ogni domenica diverse decine di fedeli.
Decine di milioni di cristiani protestanti preferiscono praticare la loro fede nelle cosiddette “chiese domestiche”, ossia dei luoghi non registrati presso il Ministero degli affari religiosi. Ciò li rende di fatto illegali. Ma nel mondo protestante vi è sempre più pressione per allargare la libertà religiosa anche a comunità non registrate, purché non siano dei “culti malvagi”, con conseguenze negative sulla popolazione e sul governo.
Un avvocato che sta studiando il caso della Chiesa “Fiume della Vita” afferma che “è ridicolo arrestare qualcuno perché partecipa a degli incontri cristiani in casa. Il governo usa spesso la scusa che i cristiani ‘disturbano l’ordine sociale’ per perseguitarli”.
Nel caso della comunità messa fuorilegge, vi è anche il legame con un Paese straniero che, secondo i regolamenti del governo, dovrebbero essere sottoposti a controllo e evitati il più possibile per far nascere comunità “nazionali e patriottiche”. Il pastore Zhang, intervistato da China Aid fa notare: “Le religioni sono state fondate in diversi Paesi. Per questo è inevitabile che scegliendo una certa religione, uno ‘collabori con poteri stranieri’. Anche Gesù era uno straniero. Questa logica è ridicola. Il nostro governo si arma fino ai denti per controllare il cuore delle persone”.
Il mese scorso Doug Bandow, del Cato Institute ha dichiarato che “la Cina del presidente Xi Jinping diviene sempre più un posto da paura”, datoche il governo continua a sopprimere il dissenso e i contatti con l’occidente.
Per Bandow, la crescente persecuzione in Cina mostra che “il dio comunista che ha fallito, teme la competizione [con le altre religioni]”.
In un suo commento pubblicato sul Japan Times, Bandow fa notare che nonostante la persecuzione religiosa, le riforme economiche intraprese dalla Cina “hanno allargato lo spazio per l’espressione della fede” e che “la libertà non può essere facilmente ristretta”.
Badow cita un recente rapporto di Freedom House (una ong Usa per la libertà religiosa), in cui si fa notare che la repressione verso i cristiani in Cina sta producendo effetti contrari a quelli voluti dalle autorità. Invece di monitorare la naturale crescita della religione e tenerla sotto controllo”, la repressione “sta costringendo molti credenti a operare fuori della legge, e considerano il regime come irragionevole, ingiusto e illegittimo”.
05/04/2018 10:48