Banche cinesi vicine al collasso. Timori per una crescita zero
L’indice finanziario cinese è sceso del 24%, più di quello delle azioni bancarie europee ed americane. Le banche cinesi sono afflitte da debiti insolvibili dovuti a prestiti ai governi locali e al mercato immobiliare fermo. A rischio la crescita del Paese, per ora valutata al 9,5%
Hong Kong (AsiaNews/Agenzie) – Le quotazioni delle banche cinesi sono scese a livelli molto bassi, facendo temere un collasso che potrebbe azzerare la crescita del Paese. È quanto emerge da una notizia diffusa oggi da Bloomberg, secondo cui l’indice Msci del settore finanziario cinese è sceso questo mese del 24%, molto di più di tutte le banche europee, americane e giapponesi.
Il problema è molto grave, anche se negli ultimi 12 mesi l’indice ha registrato 104 miliardi di dollari in guadagni. I guai per le banche cinesi derivano da prestiti insolvibili offerti ai governi locali; dai prestiti fatti per sostenere il boom edilizio che ha lasciato il 50% delle case costruite invendute; dal rallentamento del crescita economica mondiale, che penalizza le esportazioni cinesi in Europa e Stati Uniti.
Nel 2008, all’inizio della crisi dei crediti Usa, la Cina ha sostenuto la sua economia con un pacchetto di aiuti alle banche, ai governi locali e all’industria cinese di circa 4mila miliardi di dollari. Questo ha portato a una maggiore sovraesposizione delle banche cinesi e a una forte inflazione nel Paese. I governi locali hanno ricevuto finanziamenti, ma la maggior parte delle volte questi sono stati usati solo per creare lavoro, ma senza un vero e proprio piano economico, senza speranze di ritorno del debito contratto.
Secondo Jim Chanos, della Kynikos Associates, i debiti insolvibili potrebbero tagliare la crescita della Cina quasi a zero (ora è prevista al 9,5%). L’economia cinesi è anche segnata dal peso del debito sovrano in Europa e dalla stagnazione degli Usa. Entrambe le aree hanno diminuito l’acquisto di prodotti cinesi, minando il volume delle esportazioni da Pechino.
Il problema è molto grave, anche se negli ultimi 12 mesi l’indice ha registrato 104 miliardi di dollari in guadagni. I guai per le banche cinesi derivano da prestiti insolvibili offerti ai governi locali; dai prestiti fatti per sostenere il boom edilizio che ha lasciato il 50% delle case costruite invendute; dal rallentamento del crescita economica mondiale, che penalizza le esportazioni cinesi in Europa e Stati Uniti.
Nel 2008, all’inizio della crisi dei crediti Usa, la Cina ha sostenuto la sua economia con un pacchetto di aiuti alle banche, ai governi locali e all’industria cinese di circa 4mila miliardi di dollari. Questo ha portato a una maggiore sovraesposizione delle banche cinesi e a una forte inflazione nel Paese. I governi locali hanno ricevuto finanziamenti, ma la maggior parte delle volte questi sono stati usati solo per creare lavoro, ma senza un vero e proprio piano economico, senza speranze di ritorno del debito contratto.
Secondo Jim Chanos, della Kynikos Associates, i debiti insolvibili potrebbero tagliare la crescita della Cina quasi a zero (ora è prevista al 9,5%). L’economia cinesi è anche segnata dal peso del debito sovrano in Europa e dalla stagnazione degli Usa. Entrambe le aree hanno diminuito l’acquisto di prodotti cinesi, minando il volume delle esportazioni da Pechino.
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