03/11/2005, 00.00
ASIA
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Banca mondiale: una pandemia sarebbe disastrosa per l'economia asiatica

Miliardi di dollari stanziati da Cina e Stati Uniti per controllare i contagi e trovare una cura.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Una pandemia di influenza aviaria avrebbe un "enorme costo globale" per l'economia mondiale e in particolare per quella asiatica. E' il risultato di uno studio della Banca mondiale (Bm).

La Bm considera l'influenza aviaria come "una larga ombra" che può compromettere lo sviluppo dell'intera Asia orientale. Ne sarebbe colpita non solo l'industria avicola (che dal 2003 ha già avuto danni gravissimi) ma anche turismo, trasporti, commercio al dettaglio. In Vietnam e in Thailandia l'allevamento avicolo è già diminuito tra il 15 e il 20%, per i contagi e gli abbattimenti di massa. Nella regione sono morti (malati o abbattuti per sicurezza) oltre 150 milioni di polli, di cui  oltre 100 milioni nel solo Vietnam e altri 18 in Thailandia. Già è previsto che l'attuale situazione porti "un rallentamento" della crescita economica  nel 2006. Ma una pandemia, con milioni di morti, quarantena e restrizioni nei viaggi, avrebbe effetti disastrosi e incalcolabili. Nel 2003 la Sars, che contagiò "solo" 8 mila persone e ne uccise 800, ricorda lo studio, ebbe un costo pari al 2% dei redditi dell'Asia orientale.

Nei giorni scorsi Subhash Morvaria, funzionario delle Nazioni Unite, ha fatto presente che il costo per combattere il virus H5N1, nei Paesi del sud est asiatico, sarà non inferiore a 102 milioni di dollari Usa nei prossimi 2-3 anni. Vietnam e Cambogia hanno chiesto aiuti alla comunità mondiale.

Gli Stati Uniti hanno stanziato 251 milioni di dollari per aiutare il monitoraggio e il controllo dei contagi, al fine di impedirne la diffusione. La somma fa parte di un fondo di 7,1 miliardi di dollari chiesti il 1° novembre dal presidente George W. Bush al Congresso, per dare aiuto ai Paesi asiatici nella lotta al virus e per stabilire un piano di emergenza e per la ricerca del vaccino.

Cina. Il 2 novembre, in un incontro di gabinetto presieduto dal premier Wen Jiabao, la Cina ha destinato 2 miliardi di yuan (circa 248 milioni di dollari) per il controllo e la prevenzione dell'influenza aviaria. Nel 2004 Pechino aveva stanziato 275 milioni di yuan e altri 573 milioni erano stati forniti dai governi locali. "Il governo a ogni livello – ha detto Wen – deve impegnarsi per debellare l'influenza aviaria". Raccomandata la "massima allerta" a governi e autorità sanitarie locali. Si realizzerà un sistema informativo che consenta rapporti "tempestivi, accurati e obiettivi" su ogni nuovo contagio. Previste punizioni per chi nasconde o non  riferisce nuovi contagi.

Vietnam. Oggi Trinh Quan Huan, ministro della Sanità, ha ribadito che nel Paese non ci sono contagi umani dallo scorso agosto. Ha escluso che le 2 persone morte nei giorni passati avessero l'influenza aviaria, anche se non ha spiegato come ne abbia la certezza. I 2 pazienti (1 ragazza di 14 anni e 1 uomo di 26) mostravano tutti i sintomi della malattia ma su loro non sono state fatte analisi dopo la morte perché i parenti hanno subito portato via i corpi. Ad Hanoi il 1° novembre è stata ricoverata una donna di 25 anni che mostra i sintomi dell'aviaria. Sono in corso le analisi e lo stesso giorno il premier Phan Van Khai ha vietato la vendita del diffuso pudding con sangue di pollame e gli allevamenti nelle città.

Thailandia. Sudarat Keyuraphan, ministro per l'Agricoltura e la cooperazione, ha chiesto ai governatori provinciali di sospendere i popolari combattimenti tra galli fino a dicembre, "ove necessario". Lo spettacolo è diffuso nel Paese e si svolge soprattutto al termine della stagione delle piogge o all'inizio di quella fredda. Questi galli hanno un alto valore e sono allevati nelle abitazioni.

Thavat Sundracharn, direttore generale del Dipartimento per il controllo delle malattie contagiose, ha parlato della donna di 50 anni, ultimo contagio  del virus. La donna, che vive a Bangkok, il 23 ottobre si è recata a visitare il marito che lavora in  una fattoria a Nonthaburi. Lo ha aiutato a pulire gli escrementi del pollame. Il 25 ottobre è insorta la febbre e il marito le ha detto che alla fattoria tutte le galline erano morte. Solo il 29 ottobre si è recata da un medico.

Dal dicembre 2003 in Thailandia ci sono stati 20 contagi umani riconosciuti per il virus H5N1, con 13 morti. (PB-WK)

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