Bambini-schiavi nella fabbriche dei prodotti olimpici
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Bambini di 12 anni che, durante le vacanze scolastiche, lavorano 15 ore al giorno per pochi yuan per fabbriche cinesi che producono indumenti e altri articoli con il marchio olimpico. Ora il Comitato Olimpico assicura controlli.
Un rapporto intitolato “Nessuna medaglia alle Olimpiadi per i diritti dei lavoratori” della Playfair Alliance -che riunisce vari sindacati di lavoratori- denuncia oggi “gravi violazioni dei diritti dei lavoratori” in 4 fabbriche cinesi in Shenzhen e Guangdong. Il rapporto dice che le ditte impiegano oltre 20 bambini, dai 12 anni in su, quando non hanno scuola, facendoli lavorare dalle ore 7,30 di mattina fino alle ore 22,30 per due yuan (20 centesimi di euro) l’ora. Le fabbriche producono indumenti e altri articoli con il marchio delle Olimpiadi di Pechino: una di Shenzhen produce oltre 50 diversi articoli. Anche il personale adulto deve lavorare fino a 15 ore al giorno per 7 giorni la settimana per 2 yuan, circa la metà della paga minima legale in Cina. Gli ambienti di lavoro sono ritenuti insalubri e gli operai respirano polveri e sostanze chimiche nocive. Le fabbriche falsificano i registri del lavoro per far sembrare tutto in regola e spiegano agli operai come mentire agli ispettori: chi non lo fa viene cacciato.
Nel Paese più volte ditte multinazionali estere sono state accusate di utilizzare imprese locali che sfruttano i lavoratori per ottenere prodotti a costo minimo. Ma ora le imprese occidentali hanno paura della conseguente pubblicità negativa.
Le ditte negano le accuse. La Lekit Stationery, impresa di Taiwan con stabilimenti a Dongguan (Guangdong), che produce bicchieri di carta, blocchi per appunti e adesivi con i simboli olimpici, assicura che tutti i 420 dipendenti percepiscono almeno il salario minimo di 700 yuan al mese (70 euro circa) e che il lavoro straordinario è pagato come per legge.
La Headwear Holdings, con fabbrica a Shenzhen, assicura che l’ambiente e le condizioni di lavoro sono “ottime”.
Ora il rapporto sarà esaminato dal Comitato internazionale olimpico, che promette controlli e assicura che pretende, da tutte le ditte autorizzate a far uso del marchio olimpico, “un comportamento etico” e un preciso impegno a rispettare le leggi della Cina.