19/02/2007, 00.00
ARABIA SAUDITA
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Bambini condannati a morte e adulti detenuti per anni senza accusa

Una commissione di Human Rights Watch, in visita ufficiale in Arabia Saudita, riscontra gravi violazioni dei diritti umani per accusati e detenuti. Processi celebrati a porte chiuse e con pochi diritti di difesa. Donne sotto la costante “sorveglianza” di guardie maschili. La difficile situazione dei lavoratori migranti.

New York (AsiaNews/Hrw) – Migliaia di detenuti senza processo, bambini condannati a morte, vessazioni per le donne in carcere. In un rapporto depositato il 17 febbraio, una commissione dell'organizzazione Human Rights Watch racconta gravi violazioni dei diritti umani nei processi e nelle carceri saudite.

In dicembre per 4 settimane la commissione ha potuto ispezionare tribunali e prigioni, seppure sotto costante “sorveglianza” e con parecchie limitazioni. Ha comunque constatato che la polizia segreta tiene migliaia di persone in carcere per anni per ragioni politiche, senza accusa e senza nemmeno farli comparire davanti a un giudice, anche se l’art. 114 del codice di procedura penale del 2002 prevede che la detenzione non possa superare i 6 mesi. Gli imputati spesso non hanno un avvocato e i legali hanno difficoltà a vedere i documenti dell’accusa. Il processo in genere si svolge a porte chiuse nonostante l’art. 155 del codice preveda che avvenga in modo pubblico. Il tribunale di Jiddah non ha permesso alla commissione di assistere a processi. Molte condanne, dice Hrw, sono fondate su indizi minimi e spesso i giudici non scrivono il verdetto, come nel caso dei processi politici contro i presunti rivoltosi di Najran nel 2000.

Nella prigione di al-Ha, a sud di Riyadh, molti prigionieri hanno subito abusi fisici e altri sono rimasti in carcere anche per lungo tempo dopo avere espiato la condanna. Ma molte delle 300 persone ascoltate hanno detto di non voler fare denunce per timore di “rappresaglie” delle autorità.

I bambini sono incarcerati anche per delitti minori e persino per violazione di norme “morali”. In carcere sono tenuti in isolamento e percossi. Ci sono bambini minori di 13 anni condannati a morte, perché ritenuti “maturi”, senza che Hrw abbia potuto sapere cosa avevano fatto. Ancora peggiore è la situazione delle donne, soggette a un controllo costante di guardie maschili.

La commissione ha anche constatato la pessima situazione dei 9 milioni di lavoratori esteri, che possono essere cacciati in ogni momento e che spesso sono costretti a lavorare tutto il giorno senza riposi settimanali e a volte senza ricevere il salario per mesi. Sono stati riscontrati frequenti casi di abusi sessuali, lavoro forzato e traffico di esseri umani.

Sarah Leah Whitson, direttore di Hrw per il Medio Oriente, ritiene comunque che l’invito ricevuto dal governo saudita “sia prova di una nuova disponibilità a discutere sui diritti umani nel Paese”. “Anche se – aggiunge – le restrizioni alla possibilità di visitare le prigioni e la generale proibizione di assistere ai processi, fanno pensare che il governo saudita abbia ancora molto da nascondere”.

L’Arabia Saudita è una monarchia dinastica. Re Abdullah, salito al trono nel 2005, si è mostrato favorevole a parlare dei diritti umani, ma ancora pochi sono stati i miglioramenti. Tuttavia “diversi ministri – conclude il rapporto – hanno espresso il desiderio di invitare di nuovo Hrw per discutere in modo approfondito le nostre osservazioni”.

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