Bambini afghani come schiavi per ripagare i debiti delle famiglie
Jalalabad (AsiaNews/Agenzie) – Se ne contano quasi 2300 e sono tutti bambini e bambine afghani, che lavorano anche 12 ore al giorno nelle dozzine di fabbriche di mattoni in un distretto della provincia di Nangarhar nell’est dell’Afghanistan, per aiutare le famiglie a pagare i debiti.
Vivono con i genitori in capanne di fango, ostruite attorno alle 38 fabbriche e formano una comunità di 556 famiglie. La salute dei ‘piccoli schiavi’ è messa a dura prova e spesso i bambini si rompono le ossa a causa del peso dei materiali usati per costruire i mattoni. Inoltre secondo i dati di una ricerca condotta dall’Organizzazione afgana per la protezione dei bambini (CAPN) più del 90% di quelli che lavorano non ha accesso ad un’educazione.
Dei 3500 bambini che abitano nel distretto di Sorkhord soltanto 257 frequentano la scuola mentre gli altri vengono impiegati dai padroni delle industrie, che barattano la loro infanzia con la cancellazione dei debiti dei genitori. La maggioranza di loro ha un'età sotto i 15 anni.
Moltissime famiglie infatti hanno chiesto prestiti denaro ai proprietari delle fabbriche e ai mercanti di mattoni, prestiti con interessi altissimi e difficilmente ripagabili, che costringono madri e padri a far lavorare i figli minorenni.
“Il livello dei debiti varia da 800 a 2000 dollari”, ha detto Haji Hayat Khan - direttore del dipartimento per gli affari sociali nella provincia di Nangarhar - all’agenzia stampa IRIN.
Sono cifre altissime e capita spesso che le famiglie cadano preda degli strozzini. “Molte persone - ha aggiunto Hayat Khan - sono in debito per anni e l’unica chance è quella di lavorare come ‘schiavi’ nelle fabbriche”.
Il Ministero del lavoro e degli affari sociali di Kabul ha incoraggiato le organizzazioni non governative (ONG) operanti sul campo ad aiutare le famiglie indebitate pagando i loro debiti attraverso prestiti a breve e lungo termine. Il ministro Wasil Noor Mohmand, confermando la necessità di un intervento da parte delle ONG, ha detto: “È ovvio che il governo da solo non ce la fa a pagarli tutti”.