Baghdad stanca delle violenze dopo il doppio massacro a "fini politici"
Oltre 160 morti e più di 540 i feriti, ma il bilancio è ancora provvisorio. Le stragi sarebbero legate a “disaccordi” nella classe politica, regolati “all’esterno” con la violenza.
Baghdad (AsiaNews) – La gente di Baghdad è ancora “sotto choc” per gli attentati di ieri, ma tutta la popolazione irakena è “stanca per la serie di violenze senza fine” che colpiscono con regolarità “un Paese martoriato”. È quanto afferma ad AsiaNews una fonte cristiana a Baghdad, secondo cui alla base dell’attentato di ieri nella capitale vi sono “disaccordi in seno alla classe politica”, legati a questioni che vanno “dalla legge elettorale, allo sfruttamento del petrolio, allo statuto di Kirkuk”.
Intanto è salito a oltre 160 morti e 540 feriti il bilancio – ancora provvisorio – del doppio attentato di ieri mattina nei pressi della “Zona Verde” della capitale irakena, sede degli uffici governativi e delle rappresentanze straniere. Alle 10.30 ora locale, una bomba è esplosa vicino a un incrocio in cui si affacciano il Ministero della giustizia e del lavoro; la seconda, poco dopo, nei pressi della sede del governo provinciale. I kamikaze avrebbero colpito a bordo di un’auto e di un camion bomba.
Il governo ha dichiarato tre giorni di lutto nazionale. Il premier Nouri al Maliki, in visita ai luoghi teatro della strage, ha puntato il dito contro al Qaeda e i sostenitori dell’ex rais Saddam Hussein. Il Primo Ministro ha parlato di “attacchi terroristici codardi” che non mineranno la “determinazione del popolo irakeno nella lotto contro i sostenitori del vecchio regime e i terroristi di al Qaeda”.
La fonte di AsiaNews, anonima per motivi di sicurezza, spiega che i disaccordi in seno alle fazioni politiche sciite, sunnite e curde “vengono regolati all’esterno” con attentati e violenze. “Al Qaeda – aggiunge – è una organizzazione criminale che lavora al servizio di tutti; qualcuno paga, e loro agiscono”. Uno degli obiettivi dell’attacco è il Ministero della giustizia, in mano agli ambienti curdi, che nel nord hanno ingaggiato una dura lotta con la fazione sunnita per il controllo di alcune città, fra cui la stessa Kirkuk e Mosul. “È il prezzo che la gente paga – aggiunge – per la battaglia politica. Il popolo è stanco di violenze e attentati, gli irakeni vogliono la pace, ma il timore è che vi saranno altre carneficine”.
Il presidente Usa Barack Obama ha condannato gli attacchi, ma gli irakeni sono stanchi di una politica “senza senso” promossa da Washington. “Gli Stati Uniti – conclude la fonte – hanno iniziato una guerra che ora intendono lasciarsi alle spalle. Pensano solo al ritiro, lavandosi le mani da ogni responsabilità. E la popolazione continua a pagarne le conseguenze”.
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