Baghdad annuncia nuove norme sulla sicurezza, ma gli attacchi continuano
Oggi una bomba ha ucciso due persone, una decina i feriti. Il premier al-Maliki promette una revisione nei sistemi di difesa, dopo gli attentati di ieri che hanno causato oltre 100 vittime e 500 feriti. L’esecutivo punta il dito contro al Qaeda; esperti di politica irakena parlano invece di “conflitti interni”.
Baghdad (AsiaNews/Agenzie) – Il premier irakeno Nouri al-Maliki ha ordinato una revisione dei sistemi di sicurezza, dopo la serie di attentati che ieri hanno colpito il cuore della capitale. Egli ha bollato gli attacchi – sfiorata anche la “zona verde”, sede degli edifici governativi – come un “disperato tentativo di far deragliare il processo politico” e assicura provvedimenti da parte dell’esecutivo.
“Dobbiamo ammettere i nostri errori, come abbiamo celebrato le nostre vittorie” ha dichiarato al-Maliki, il quale annuncia una “revisione dei piani nella lotta al terrorismo” e punta il dito contro al Qaeda e le milizie legate all’ex rais Saddam Hussein. Il Primo Ministro assicura che l’esercito è “in grado di fronteggiare gli estremisti”, i quali approfittano del “tentativo di ritorno alla normalità” promosso dal governo – riaperte vie e strade, rimosse le barriere di protezione in alcune zone – per colpire.
A dispetto dei proclami del governo, continuano gli attentati a Baghdad. È di due morti e una decina di feriti il bilancio dello scoppio di una bicicletta carica di esplosivo, avvenuto oggi nei pressi di un mercato in via Al-Rasheed. Le vittime si vanno ad aggiungere ai 101 morti e i 500 feriti di ieri, in quello che è stato “l’attacco coordinato” più sanguinoso in Iraq nell’ultimo anno.
Il ritiro delle truppe americane dalle città irakene, avviato nel giugno scorso, ha sollevato diverse perplessità in merito alla capacità dell’esecutivo di garantire pace e sicurezza. Secondo Baghdad le violenze sono da imputare ad estremisti legati ad al Qaeda, che vogliono destabilizzare il Paese e il processo di rinascita dell’Iraq.
Analisti ed esperti di politica irakena aggiungono però che i conflitti potrebbero avere una matrice “interna”, legata alla conquista del potere fra le fazioni sunnita, sciita e curda. In alcune zone del Paese, come a Mosul o Kirkuk, nel nord, e Bassora nel sud – aree ricche di petrolio – le divisioni settarie sono una “una bomba a orologeria” che, se innescata, potrebbe spezzare i sogni di pace e stabilità di tutto l’Iraq.
Vedi anche