Azerbaijan, "modello" di convivenza per i Paesi musulmani moderni
Dopo la visita ufficiale di mons. Ravasi a Baku, un membro della delegazione vaticana racconta la situazione della Chiesa nell’ex Stato sovietico: dopo la persecuzione delle religioni, ora il clima è di sostegno e rispetto. Piccola, ma attiva la comunità cattolica. L’esempio delle suore di Madre Teresa.
Baku (AsiaNews) – Un Paese a maggioranza musulmana, ma “attento a mantenersi laico e rispettoso delle minoranze”, e dove la piccola comunità cattolica riesce a dare il suo contributo alla società. “Un esempio di come potrebbe essere una nazione islamica moderna”. Così p. Theodore Mascarenhas - responsabile per l’Asia, l’Africa e l’Oceania presso il Pontificio consiglio per la cultura – descrive l’Azerbaijan. Qui il sacerdote si è recato in visita ufficiale (dal 14 al 18 giugno), al seguito del presidente del consiglio vaticano, mons. Gianfranco Ravasi, invitato dallo stesso ministro della Cultura e del Turismo, Abulfas Garayev.
Parlando ad AsiaNews, p. Mascarenhas racconta della situazione della Chiesa cattolica nell’ex Stato satellite sovietico. A Baku i fedeli sono appena 450 e nel 2000 il Vaticano vi ha istituito una missio sui iuris. “L’originale chiesa dell’Immacolata Concezione, nella capitale, era stata distrutta per ordine del governo sovietico nel 1931 – spiega il sacerdote – quella nuova è nata su un appezzamento di terreno concesso dal governo locale e consacrata nel 2006 dal nunzio mons. Claudio Guggerotti”. Una storia di persecuzione che, in queste terre, accomuna cristiani e musulmani. Durante la visita della delegazione vaticana, un rappresentante dell’Ufficio dei musulmani caucasici ha guidato gli ospiti cattolici alla moschea Bibi Heybat, contente le tombe di alcuni dei discendenti di Maometto, e anche questa costretta alla chiusura sotto l’Unione Sovietica.
Nonostante ancora stia risolvendo con lo Stato la questione della sua registrazione (la nuova legge sulle religione, approvata nel 2009, impone una nuova registrazione per tutte le comunità, ma i requisiti richiesti contraddicono la legge canonica; per questo Vaticano e governo stanno trattando per trovare una soluzione alternativa, ndr) la Chiesa cattolica gode del sostegno delle autorità, “impegnate non semplicemente a tollerare, ma a sostenere le minoranze etniche (circa 70) e religiose”, spiega p. Mascarenhas. “Anche se i cattolici sono una minuscola minoranza – continua il sacerdote – provano in tutti i modi a contribuire allo sviluppo del loro Paese”. Un esempio in questo senso arriva dalle suore di Madre Teresa, “simbolo dell’apertura del governo al lavoro della Chiesa e anche dell’impatto che l’amore cristiano può avere su una società musulmana”. A Baku sono cinque le suore di Madre Teresa, di cui quattro indiane e una filippina. La loro casa ospita al massimo 14 persone e la maggior parte di queste, di solito, è musulmana.
Alla fine della visita, secondo la testimonianza di p. Mascarenhas, quello che emerge è “un Paese impegnato a realizzare un modello di società multiculturale e di armonia interreligiosa, un vero ponte tra Oriente e Occidente, un esempio a cui potrebbero guardare anche altre nazioni musulmane per dirsi veramente moderne”. (NC)
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