Autorità vietnamite tornano all’attacco dei terreni della parrocchia di Thai Ha
Il Comitato del popolo del quartiere annuncia la volontà di costruire vicino alla chiesa un impianto per il trattamento delle acque usate dell’ospedale. Manifestazione di protesta di fedeli. In una lettera il superiore dei redentoristi scrive che l’unica soluzione possibile è “che sia abbandonato il progetto per il trattamento delle acque e che la proprietà sia restituita”.
Hanoi (AsiaNews) – Torna sotto attacco, a Hanoi, la parrocchia di Thai Ha tra il 2008 e il 2009 al centro di una disputa con le autorità comunali finita con l’appropriazione di terreni che la chiesa possedeva dal 1928 e un processo-farsa che ha condannato otto cattolici.
Il nuovo attacco, del quale dà notizia Eglises d’Asie, prende le mosse l’8 ottobre, quando il parroco viene convocato nella sede del Comitato popolare del quartiere di Dong Da e viene informato che su un terreno appartenente all’ordine dei Redentoristi - che reggono la parrocchia fin dalla fondazione – sarà costruito un impianto per il trattamento delle acque usate dall’ospedale della zona.
All’apprendere la notizia, una cinquantina di fedeli della parrocchia dà vita a una manifestazione di protesta sul luogo che rischia l’esproprio. Il parroco scrive al Comitato del popolo di Dong Da per chiedere di rinunciare al progetto e di restituire alla chiesa i terreni che le sono stati sottratti.
L’11 ottobre, il direttore dell’ospedale va in parrocchia e difende il progetto davanti a sacerdoti e fedeli. Alla risposta che la parrocchia si aspetta la restituzione di ciò che le è stato sottratto e non può accettare ulteriori depauperamenti la delegazione dell’ospedale si rifiuta di firmare il processo verbale dell’incontro.
Il 15 ottobre, una lettera del superiore provinciale dei redentoristi, indirizzata a tutti i religiosi dell’ordine afferma che “l’insieme del convento dei redentoristi di Thai Ha è l’eredità dei nostri antenati, eredità non solo materiale, ma anche un prezioso lascito spirituale”, “è la culla nella quale la generazione dei nostri fratelli maggiori è nata ed è cresciuta”. Per questo, l’unica soluzione possibile è “che sia abbandonato il progetto per il trattamento delle acque e che la proprietà sia restituita”.
Il documento, che contiene un appello alla preghiera, ricorda anche i tentativi - falliti - del cardinale di Saigon, Jean-Baptiste Pham Minh Mân, e della Conferenza episcopale vietnamita di trovare una soluzione ai molti casi di beni della Chiesa dei quali varie autorità locali si sono impadronite.
Il nuovo attacco, del quale dà notizia Eglises d’Asie, prende le mosse l’8 ottobre, quando il parroco viene convocato nella sede del Comitato popolare del quartiere di Dong Da e viene informato che su un terreno appartenente all’ordine dei Redentoristi - che reggono la parrocchia fin dalla fondazione – sarà costruito un impianto per il trattamento delle acque usate dall’ospedale della zona.
All’apprendere la notizia, una cinquantina di fedeli della parrocchia dà vita a una manifestazione di protesta sul luogo che rischia l’esproprio. Il parroco scrive al Comitato del popolo di Dong Da per chiedere di rinunciare al progetto e di restituire alla chiesa i terreni che le sono stati sottratti.
L’11 ottobre, il direttore dell’ospedale va in parrocchia e difende il progetto davanti a sacerdoti e fedeli. Alla risposta che la parrocchia si aspetta la restituzione di ciò che le è stato sottratto e non può accettare ulteriori depauperamenti la delegazione dell’ospedale si rifiuta di firmare il processo verbale dell’incontro.
Il 15 ottobre, una lettera del superiore provinciale dei redentoristi, indirizzata a tutti i religiosi dell’ordine afferma che “l’insieme del convento dei redentoristi di Thai Ha è l’eredità dei nostri antenati, eredità non solo materiale, ma anche un prezioso lascito spirituale”, “è la culla nella quale la generazione dei nostri fratelli maggiori è nata ed è cresciuta”. Per questo, l’unica soluzione possibile è “che sia abbandonato il progetto per il trattamento delle acque e che la proprietà sia restituita”.
Il documento, che contiene un appello alla preghiera, ricorda anche i tentativi - falliti - del cardinale di Saigon, Jean-Baptiste Pham Minh Mân, e della Conferenza episcopale vietnamita di trovare una soluzione ai molti casi di beni della Chiesa dei quali varie autorità locali si sono impadronite.
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