Autorità indonesiane demoliscono tre chiese a Bekasi
di Benteng Reges
Contravvenendo agli impegni presi con i leader religiosi, funzionari indonesiani distruggono tre chiese protestanti, che già dal 2005 erano state costrette a sospendere le funzioni domenicali. La comunità denuncia: “contro di noi atto discriminatorio”.
Jakarta (AsiaNews) – Le autorità indonesiane non hanno rispettato gli accordi per garantire la libertà di culto a tre chiese protestanti e hanno demolito gli edifici dove la comunità pregava. L’episodio è avvenuto il 14 giugno nella reggenza di Bekasi, provincia di West Java, da anni teatro di violenze e soprusi dei fondamentalisti islamici contro le cosiddette chiese domestiche. Questa volta, però, ad “attaccare” i cristiani sono state le stesse autorità pubbliche.
Theo Billa, un attivista cattolico in contatto con i pastori delle chiese nel mirino, racconta ad AsiaNews la preoccupante vicenda. Da ottobre 2005 le tre chiese (a Kelurahan Jatimulya, Kecamatan Tambun Selatan e Kabupaten Bekasi) non sono più utilizzate per le funzioni della domenica, sulla base di un patto siglato con l’amministrazione locale. L’accordo prevedeva che in cambio della sospensione delle funzioni e in attesa dei permessi per edificare regolari luoghi di culto, le autorità dovevano fornire alle tre chiese almeno una “sala di preghiera” e si impegnavano a non distruggere le chiese domestiche utilizzate fino ad allora.
Ma le promesse non sono state mantenute. I pastori protestanti denunciano che per le stanze di preghiera dovevano pagare all’amministrazione locale un affitto troppo alto. Per questo sono stati costretti a svolgere le loro attività in privato, in chiese domestiche, senza un permesso ufficiale.
Il fenomeno è diffuso e molto serio. Nonostante il varo nel 2006 della revisione del Decreto ministeriale del 1969, che regola la costruzione di luoghi di culto, in Indonesia è ancora molto difficile ottenere i permessi ad edificare chiese; così numerose comunità religiose praticano la propria fede nell'illegalità. Ottima giustificazione, tra l’altro, per violenze e attacchi operati contro le chiese domestiche dagli squadroni dei fondamentalisti islamici.
Dopo il preavviso della demolizione, le tre chiese di Bekasi con i loro legali si sono rivolte alle autorità competenti per chiederne la sospensione. Ma i loro appelli non sono serviti. Ora, da quasi due settimane, i leader cristiani della zona organizzano momenti di preghiera e proteste per denunciare quello che definiscono un “atto discriminatorio”.
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