Aung San Suu Kyi: sguardo “vigile” sui cambiamenti politici in Myanmar
di Yaung Ni Oo
La leader dell’opposizione conferma “l’inizio” di una evoluzione nel Paese, che “non sempre” viaggia “nella giusta direzione” e serve il contributo della comunità internazionale. Cauto ottimismo dal governo Usa. Intanto tornano accessibili alcuni siti internet bloccati da anni. L’attenzione dei birmani concentrata sugli sviluppi della diga nello Stato Kachin.
Yangon (AsiaNews) – “È l’inizio dell’inizio”. Così Aung San Suu Kyi descrive l’attuale evoluzione politica che si registra in Myanmar, sottolineando che “il cambiamento non va sempre nella giusta direzione”. Le parole della leader democratica stemperano in parte i “venti di cambiamento” lanciati da Kurt Campbell, il diplomatico statunitense che nei prossimi giorni dovrebbe incontrare a New York il ministro birmano degli Esteri. Nei giorni scorsi è intervenuto anche U Khin Aung Myint, presidente della Amyotha Hluttaw (la Camera Alta in Myanmar), secondo cui la Nobel per la pace sarebbe la “benvenuta” in seno al parlamento. Sono molti i mutamenti registrati di recente in Myanmar, nazione “in piena evoluzione”: fra questi il passaggio dalla dittatura militare a un governo “civile”, nominato da un Parlamento che resta comunque legato ai vertici dell’esercito, e l’influenza esercitata della finanza internazionale
Aung San Suu Kyi, collegata via web dalla propria casa a Yangon, è intervenuta alla riunione del Clinton Global Initiative (Cgi) a New York. Accolta da un lungo applauso, la leader della Lega nazionale per la democrazia (Nld) ha invitato la comunità internazionale a “mantenere uno sguardo vigile” su quanto accade in Myanmar. “È necessaria maggiore consapevolezza” ha spiegato la Nobel per la pace, perché i cambiamenti non sono sempre positivi e “anche se vanno nella giusta direzione, non sempre vengono sostenuti”. In un parallelo con la Primavera araba, la leader dell’opposizione precisa inoltre che è difficile paragonare il Myanmar alle rivolte in Medio oriente e Nord Africa, perché internet e i social network non sono così diffusi nel Paese.
Sul versante statunitense, invece, traspare un cauto ottimismo sul Myanmar, anche se restano per ora le sanzioni economiche e commerciali. Alla vigilia di un incontro cruciale a New York con Wunna Maung Lwin, ministro birmano degli Esteri, Kurt Campbell parla di “venti di cambiamento” nel Paese del Sud-est asiatico. L’assistente Segretario di Stato Usa per l’Asia dell’est e il Pacifico sottolinea che “spirano venti di cambiamento in Birmania” ma la loro portata “al momento non è chiara”. Nei prossimi giorni sono in calendario una serie di incontri fra alti funzionari di Naypyidaw ed esponenti di Washington.
Fonti di AsiaNews in Myanmar spiegano che le recenti aperture del governo birmano, fra cui le affermazioni del presidente della Camera Alta, sono un tentativo per conquistare credibilità e prestigio a livello internazionale: elementi fondamentali per poter ambire alla guida dell’Asean – l’Associazione che riunisce 10 nazioni del Sud-est asiatico – nel 2012. L’ingresso di Aung San Suu Kyi nella vita politica del Paese potrebbe inoltre favorire un “secondo accordo di Panglong” – il primo fu sottoscritto dal padre Aung San nel 1947 e sanciva la nascita dell’Unione birmana – con le minoranze etniche.
Da qualche giorno in Maynmar sono accessibili siti “oscurati” da anni, fra cui Yahoo, YouTube, Msn e altri blog di natura politica. La gente birmana è fiduciosa e per la prima volta regna una concreta “speranza” di un futuro migliore. L’interesse della popolazione è però concentrato sulle sorti della diga sul fiume Irrawaddy, in territorio Kachin: secondo ambientalisti ed esperti la sua costruzione potrebbe “sconvolgere” l’ecosistema ambientale non solo dell’area interessata, ma di tutto il Paese.
Aung San Suu Kyi, collegata via web dalla propria casa a Yangon, è intervenuta alla riunione del Clinton Global Initiative (Cgi) a New York. Accolta da un lungo applauso, la leader della Lega nazionale per la democrazia (Nld) ha invitato la comunità internazionale a “mantenere uno sguardo vigile” su quanto accade in Myanmar. “È necessaria maggiore consapevolezza” ha spiegato la Nobel per la pace, perché i cambiamenti non sono sempre positivi e “anche se vanno nella giusta direzione, non sempre vengono sostenuti”. In un parallelo con la Primavera araba, la leader dell’opposizione precisa inoltre che è difficile paragonare il Myanmar alle rivolte in Medio oriente e Nord Africa, perché internet e i social network non sono così diffusi nel Paese.
Sul versante statunitense, invece, traspare un cauto ottimismo sul Myanmar, anche se restano per ora le sanzioni economiche e commerciali. Alla vigilia di un incontro cruciale a New York con Wunna Maung Lwin, ministro birmano degli Esteri, Kurt Campbell parla di “venti di cambiamento” nel Paese del Sud-est asiatico. L’assistente Segretario di Stato Usa per l’Asia dell’est e il Pacifico sottolinea che “spirano venti di cambiamento in Birmania” ma la loro portata “al momento non è chiara”. Nei prossimi giorni sono in calendario una serie di incontri fra alti funzionari di Naypyidaw ed esponenti di Washington.
Fonti di AsiaNews in Myanmar spiegano che le recenti aperture del governo birmano, fra cui le affermazioni del presidente della Camera Alta, sono un tentativo per conquistare credibilità e prestigio a livello internazionale: elementi fondamentali per poter ambire alla guida dell’Asean – l’Associazione che riunisce 10 nazioni del Sud-est asiatico – nel 2012. L’ingresso di Aung San Suu Kyi nella vita politica del Paese potrebbe inoltre favorire un “secondo accordo di Panglong” – il primo fu sottoscritto dal padre Aung San nel 1947 e sanciva la nascita dell’Unione birmana – con le minoranze etniche.
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