Aung San Suu Kyi si dichiara innocente, il mondo protesta per il suo arresto
La leader dell’opposizione ha letto i capi di imputazione e respinge ogni addebito. Gli arresti domiciliari non le impedirebbero di ospitare persone “per ragioni umanitarie”. Le Nazioni Unite chiedono il rilascio immediato e incondizionato. L’arcivescovo anglicano Desmond Tutu parla di accuse pretestuose per “estendere il periodo di detenzione”.
Yangon (AsiaNews/Agenzie) – “Non ho commesso alcun reato”. È quanto ha dichiarato Aung San Suu Kyi ai giudici, in un faccia a faccia che si è tenuto oggi nel carcere di Insein, a Yangon. Kyi Win, legale della donna, spiega che non si tratta di una dichiarazione “improvvisata”, ma è frutto della “lettura dei capi di imputazione emessi a suo carico” dalla giunta militare birmana. Egli aggiunge che le condizioni di salute sono “buone” e che è “mentalmente forte”.
La leader del partito di opposizione Lega nazionale per la democrazia (Nld) è comparsa davanti alla Corte del distretto occidentale, a Yangon, insieme alle due donne di servizio – Khin Khin Win e la figlia – e a John William Yettaw, il 53enne cittadino americano all’origine del suo arresto. Aung San Suu Kyi è richiusa in una sorta di “pensione” situata all’interno del complesso carcerario, in attesa della prima udienza del processo in programma lunedì 18 maggio. La “Signora” è accusata di aver violato l’articolo 22 della legge sulla sicurezza dello Stato, avendo ospitato per due notti un cittadino americano che si è intrufolato nella sua abitazione. In base al capo di imputazione rischia fino a 5 anni di galera e una multa di 5mila kyat (poco più di 500 euro).
Nyan Win, portavoce della Nld, spiega che l’uomo si è introdotto nella casa di Aung San Suu Kyi “volontariamente e senza invito” e lei lo ha accolto “per ragioni umanitarie”. I domiciliari prevedono che la Nobel per la pace non possa contattare ambasciate, partiti politici e persone legate ai partiti, telefonare o scrivere all’estero e abbandonare la sua abitazione. Non si dice nulla, invece, riguardo al fornire ospitalità a una persona che chiede aiuto. “Come si può infrangere la legge – sottolinea Nyan Win – se non vi sono restrizioni al riguardo?”.
Nel frattempo emergono alcuni dettagli su John William Yettaw, la cui impresa ha causato l’arresto della “signora”. Egli è un veterano del Vietnam che soffrirebbe di disturbi mentali e della personalità: “Non è pazzo, ma eccentrico” ha dichiarato al Times l’ex moglie dell’uomo, il quale riceve una pensione di invalidità dal Dipartimento per gli affari dei veterani di guerra. Egli si sarebbe già introdotto lo scorso anno nella casa di Aung San Suu Kyi, ma le donne di servizio hanno impedito qualsiasi contatto.
L’arresto della Nobel per la pace e leader dell’opposizione ha scatenato la protesta indignata della comunità internazionale, che ne chiede il rilascio immediato. Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, segretario generale delle Nazioni Unite, si è detto “seriamente preoccupato”; Tomas Ojea Quintana, relatore Onu sui diritti umani nella ex-Birmania, definisce “illegale” la sua detenzione e ne chiede la liberazione “incondizionata”. A sostegno della donna è intervenuto anche l’arcivescovo Desmond Tutu, anch’egli Nobel per la pace e leader della lotta anti-apartheid in Sudafrica, che definisce la vicenda “una scusa montata dalla giunta per estendere il periodo di detenzione”. I termini degli arresti domiciliari a carico di Aung San Suu Kyi scadono il 27 maggio prossimo; in vista delle elezioni generali del 2010, la dittatura militare ha trovato il preteso per eliminare l’esponente più in vista della lotta pacifica per la democrazia in Myanmar.
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