Aung San Suu Kyi incontra l’inviato speciale Onu Ibrahim Gambari
Yangon (AsiaNews/Agenzie) – L’inviato speciale Onu per il Myanmar Ibrahim Gambari ha incontrato Aung San Suu Kyi. La conferma arriva da fonti governative, secondo le quali il colloquio è avvenuto questa mattina alle 10.15 ora locale (le 4.45 in Italia) in un edificio governativo ed è durato un’ora. Nel corso del faccia a faccia Suu Kyi ha chiesto come “condizione” a un eventuale viaggio del segretario generale Onu Ban Ki-moon in Myanmar “la liberazione di tutti i prigionieri politici” rinchiusi nelle carceri del Paese.
Aung San Suu Kyi, leader del movimento per la democrazia nella ex-Birmania e premio Nobel per la pace nel 1991, ha trascorso 13 degli ultimi 19 anni agli arresti domiciliari. Nell’agosto scorso Suu Kyi ha rifiutato un incontro con l’inviato speciale Onu per gli scarsi risultati ottenuti da quest’ultimo con la giunta militare in tema di democrazia e diritti umani in Myanmar.
Fra i punti in agenda per Ibrahim Gambari – che il 31 gennaio ha incontrato Nyan Win, ministro degli birmano Esteri – vi sono: la liberazione degli oltre 2000 prigionieri politici detenuti nelle carceri birmane, alcuni dei quali con condanne fra i 60 e i 100 anni di prigione; l’attuazione di riforme economiche a sostegno della popolazione; la ripresa del dialogo fra la giunta militare al potere e la leader dell’opposizione Suu Kyi.
Si tratta della settima visita ufficiale del rappresentante speciale Onu nel Paese asiatico: egli ha incontrato la leader dell’opposizione e altri membri di primo piano della Lega Nazionale per la Democrazia (Nld), il principale partito di opposizione in Myanmar. Nel pomeriggio di oggi Gambari ha in programma un viaggio a Labutta, nell’area del delta dell’Irrawaddy nel sud-ovest del Paese, devastata nel maggio del 2008 dal ciclone Nargis. Non è ancora confermato e pare improbabile, invece, un incontro fra il rappresentante delle Nazioni Unite e il leader della dittatura militare, il generale Than Shwe.
La missione diplomatica di Gambari non alimenta grandi speranze fra i membri dell’opposizione in Myanmar: “Dopo le altre sei visite dell’inviato speciale – ha affermato nei giorni scorsi Win Naing, portavoce della Nld – non abbiamo visto alcun risultato tangibile nel processo di democratizzazione del Paese. Auspichiamo che questa sia la volta buona per dare vita a un vero dialogo”.
Per ottenere maggiori concessioni dai militari, l’inviato Onu ha elaborato un piano di incentivi e aiuti economici approvato di persona dal segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon. Gli incentivi sono destinati alla popolazione colpita dal passaggio del ciclone Nargis, senza violare l’embargo imposto da Unione Europea e Stati Uniti nei confronti della giunta militare al potere. Essi prevedono un programma biennale – gennaio 2009/dicembre 2011 – volto a risanare l’economia, la sanità e la sicurezza della popolazione, con un investimento complessivo che varia tra i 400 e i 500 milioni di dollari Usa all’anno. A condizione, ribadiscono dalle Nazioni Unite, che la giunta militare dia garanzie in tema di democrazia e diritti umani nel Paese.
Nel 2010 sono in calendario le elezioni politiche in Myanmar: per assicurarsi il potere la giunta ha già iniziato il processo di revisione della Costituzione, in base al quale il 25% dei seggi in Parlamento andrebbe di diritto ai militari.