Aung San Suu Kyi incontra i generali della giunta birmana
Nel suo ultimo tour asiatico, Gambari sta cercando di convincere gli Stati dell'area - soprattutto India e Cina - ad adottare una linea più dura verso il regime militare birmano, che ha represso con inaudita violenza le proteste per la democrazia, guidate dai monaci buddisti. La Cina, però, pur continuando ad “appoggiare” la missione dell’inviato speciale Onu, continua a spingere per il dialogo tra il governo e l’opposizione, ma rimane fermamente contraria all’uso delle sanzioni economiche come strumento di pressione sui generali. Il reiterato ostruzionismo dei leader cinesi, non sembra stupire Gambari. Al termine oggi della sua due giorni di colloqui a Pechino, egli ha addirittura ringraziato la Cina per “l’aiuto offerto il mese scorso” nel favorire il suo ingresso nella ex Birmania per incontrare il capo della giunta, Than Shwe.
Pechino, come New Delhi, sono molte caute nel ricorso alle sanzioni per i forti interessi economici e strategici che nutrono in Myanmar. "La questione birmana, dopotutto, deve essere risolta nel modo appropriato dal popolo e dal governo in uno sforzo di dialogo e conciliazione", ha detto oggi il consigliere di Stato Tang Jiaxuan a Gambari. Alla politica di non interferenza aderisce anche la Russia. Proprio ieri dalla Cina, dove ha incontrato gli omologhi cinese e indiano, il ministro degli Esteri russo Lavrov ha dichiarato che "le pressioni sul Paese non faranno altro che aggravare la crisi".