Aung San Suu Kyi critica le notizie della giunta sulla sua "liberazione"
La leader della Lega nazionale per la democrazia condanna con “parole durissime” l’annuncio del maggiore Maung Oo, secondo cui verrà rilasciata a novembre. La donna ricorda che il processo è ancora pendente e le parole del ministro “possono ostacolare la decisione del tribunale”. La sentenza finale entro un mese.
Yangon (AsiaNews/Agenzie) – Aung San Suu Kyi giudica “ingiuste” e “inopportune” le parole del maggiore Maung Oo, Ministro birmano degli interni, che ha annunciato in via informale il suo rilascio a novembre. La leader della Lega nazionale per la democrazia (Nld) parla di ostacoli al processo in corso, dato che la Corte suprema deve ancora decidere in merito all’appello presentato dai suoi legali contro la condanna ai domiciliari.
Ieri Nyan Win ha incontrato la Nobel per la pace nella sua abitazione dall’una alle 3.30 del pomeriggio ora locale. “[Aung San Suu Kyi] ha riferito che dichiarazioni di questo tipo sulla sua liberazione – sottolinea il legale – possono ostacolare la decisione del tribunale, in merito all’appello finale presentato”.
Il 21 gennaio scorso durante un vertice a Kyaukpadaung – cittadina 565 km a nord di Yangon – il maggiore Maung Oo ha affermato che la “Signora” tornerà in libertà alla scadenza degli arresti domiciliari, nel novembre 2010. Egli ha anche ribadito che la giunta terrà elezioni politiche “libere e giuste”. Non si conosce ancora la data fissata per il voto, ma è probabile che si svolgeranno nel mese di ottobre, prima del rilascio della leader dell’opposizione.
Nyan Win aggiunge che le dichiarazioni del ministro birmano, a detta di Aung San Suu Kyi, sono “assolutamente inopportune, mentre la decisione del tribunale è ancora pendente”. “Ha usato parole durissime – chiosa il legale – nel riportare le sue opinioni sull’intera faccenda”.
La leader dell’opposizione ha trascorso 14 degli ultimi 20 anni agli arresti. Nel mese di agosto il tribunale ha esteso per altri 18 mesi il termine di arresti domiciliari, perché la donna ha ospitato un cittadino americano che si era introdotto nella sua abitazione. Una vicenda che è apparsa fin da subito un pretesto per mantenere la Nobel per la pace al confino ed escluderla dalle elezioni politiche, indette dalla dittatura militare per il 2010.
Il 18 gennaio scorso i legali di Aung San Suu Kyi hanno depositato il ricorso finale alla Corte suprema di Yangon. La sentenza dovrebbe arrivare entro un mese.
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