Aumentano le paghe dei migranti nel Guangdong
I "nuovi schiavi" che costruiscono il miracolo economico cinese si stanno sempre di più allontanando dalla cinta del Guangdong, una delle zone più sviluppate del Paese. Per fermarli, il governo offre 80 euro al mese.
Guangzhou (AsiaNews/Scmp) Il governo di alcune province cinesi ha deciso di alzare i salari minimi per i lavoratori migranti, in modo da invogliarli a continuare il loro massacrante lavoro nelle fabbriche e nei cantieri che costruiscono il miracolo economico della nazione.
Gli economisti e gli industriali registrano infatti un calo nel flusso di lavoratori che, piegati dalla povertà delle campagne, si spostano nelle città per lavorare sottopagati e senza diritti sindacali.
Gli aumenti saranno applicati entro la fine di settembre nelle province del Guangdong, Gansu e Zhejiang e nelle municipalità di Shanghai e Shenyang.
La prima provincia è il cuore dell'economia cinese ed una delle zone più ricche del Paese: qui ai migranti verrà garantita una paga minima mensile di 780 yuan [circa 78 euro ndr] ma solo nella capitale Guangzhou: nelle città del delta del fiume delle Perle come Dongguan, Zhongshan, Zhuhai e Foshan la paga minima arriverà al massimo a 690 yuan [circa 69 euro ndr].
Zheng Chengye, vice presidente della Federazione dell'industria e del commercio del Guangdong, dice che l'aumento non avrà un grande impatto sull'industria, in special modo in relazione alle industrie di Hong Kong, che pagano molto meglio di quelle della Cina continentale.
L'economista Cheng Jiansan, dell'Accademia delle scienze sociali della provincia, sostiene invece che la decisione del governo potrebbe "rubare" qualche opportunità a molte delle 800 mila industrie di Hong Kong che operano in Cina, perché l'80 % di queste è impegnato in settori che richiedono un intenso lavoro sul campo, come la manifattura tessile e l'industria dei giocattoli. Per questi lavori, i migranti "nuovi schiavi" sono fondamentali.
Con le nuove norme sul salario è stato anche annunciato un nuovo sistema di controllo dei lavoratori e dei loro salari, che non potranno essere più occultati dagli industriali.
Cheng spiega che "solo il 20 % delle industrie del Territorio che operano nel delta del fiume sopravviveranno alla manovra, migliorando le loro strutture industriali. Le altre si sposteranno o saranno costrette a chiudere entro cinque anni".
E' solo a margine che l'economista accenna al fatto che la decisione "può aiutare le industrie a non perdere la manodopera dei migranti", che sempre di più cercano di evitare la "cinta" del Guangdong.