Aumenta il fronte anti-esecuzione per i tre cattolici condannati a morte nelle Sulawesi
Secondo la polizia e funzionari regionali e nazionali i tre devono collaborare con la giustizia per chiarire le ragioni del conflitto.
Palu (AsiaNews) - Cambiano le posizioni di chi in Indonesia tra polizia e funzionari governativi chiedeva con forza l'esecuzione capitale per i tre cattolici condannati a morte in relazione agli scontri interreligiosi del 2000 a Poso. Dopo il capo della polizia della provincia di Sulawesi centrali, Oegroseno, e l'Ufficio del procuratore generale della stessa provincia, aumentano le persone convinte che Fabianus Tibo, Marinus Riwa e Dominggus da Silva rappresentino fonti importanti per far luce sul conflitto.
I tre sono accusati di essere responsabili di un massacro di 200 musulmani avvenuto nel quadro dei più ampi scontri tra cristiani e musulmani verificatisi tra il 1998 e il 2001.
Durante un incontro tra rappresentanti regionali delle Sulawesi centrali (Dpd) al Parlamento di Jakarta e i maggiori esponenti politici e giudiziari della comunità locale della provincia, sono emerse importanti considerazioni condivise dai partecipanti. A riassumerle in punti è Laode Ida, presidente dei rappresentanti del Dpd in Parlamento:
- entrambi chiediamo serie indagini sulle violenze settarie di Poso, inclusi i cosiddetti incidenti M9 (sferrati dall'esercito rosso, dei cristiani protestanti), di cui Tibo è accusato di essere il responsabile;
- in parallelo le autorità devono concentrare le indagini su 10 nuovi sospetti terroristi dei 16 indicati da Tibo come reali responsabili dei fatti del 2000;
- l'esecuzione di Tibo e dei suoi compagni deve essere posticipata fino a che queste indagini non siano portate a termine (questo significa che i tre cattolici sono testimoni chiave per far luce sugli incidenti di Poso).
Infine, secondo fonti locali, Oegroseno ha intenzione di far incontrare Tibo, Riwa e da Silva con Herry Mangkawa, un testimone chiave, e ricostruire il crimine.