Pechino sta diventando il primo finanziatore per l’Africa; non si interessa sull’utilizzo delle somme, ma chiede vantaggiose concessioni e materie prime. C’è il rischio di una nuova crisi finanziaria per molti Paesi, mentre alcuni già protestano per l’invasione dell’economia cinese.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – La politica cinese di prestiti verso i Paesi africani crea un pesante indebitamento che rischia di causare instabilità finanziaria agli africani e favorisce l’espansione delle ditte di Pechino. E’ il giudizio di organismi economici internazionali. Intanto alcuni Stati africani protestano contro l’invasione economica cinese, ma altri criticano l’errato approccio dell’Occidente.
Adnan Mazarei, direttore del Fondo monetario internazionale, ha detto all’inizio del mese che occorre agire “per evitare l’accumularsi dei debiti” dei Paesi africani verso la Cina. Da un rapporto preparato insieme alla Banca mondiale, risulta che l’Africa riceve ora finanziamenti da nuovi Stati, quali Kuwait, Brasile, India, Corea del Sud, Arabia Saudita, ma soprattutto la Cina i cui prestiti sono saliti a 5 miliardi di dollari nel 2004.
Pechino, in cambio, riceve fonti energetiche e materie prime. Secondo la Bm, Nei primi 10 mesi del 2006 ha fatto accordi per 8,1 miliardi con Nigeria, Angola e Mozambico. La Nigeria, in cambio di un prestito di 4 miliardi di dollari per costruire 1.800 km. di ferrovie, ha concesso diritti di trivellazione petrolifera a ditte cinesi. La Cina riceve il 25% del petrolio da Angola e Sudan, boicottato da altri Stati per il genocidio nel Darfur.
Paul Wolfowitz, presidente della Bm, ha commentato che la Bm concede prestiti solo dietro precise garanzie di risanamento economico, rispetto di rigidi parametri finanziari e garanzie che delle somme benefici la popolazione e non ristrette elite. Alla Cina non interessa la stabilità finanziaria di questi Paesi. Così rischia di alimentare una pessima gestione finanziaria dello Stato e di riprodurre i meccanismi di corruzione e di indebitamento da cui molti Paesi africani stanno emergendo. I nuovi debiti verso la Cina rischiano di portare l’Africa a una nuova crisi, appena un anno dopo che le Nazioni ricche hanno condonato debiti per 57 miliardi di dollari.
James Adams, vice presidente della Bm per l’Asia orientale e il Pacifico, dice che è stato proposto a Pechino di finanziare insieme progetti, ma la Cina ha insistito che vuole concedere finanziamenti ai governi africani “senza porre condizioni” sull’utilizzo. Philippe Maystadt, presidente della Banca europea di investimento, conferma che i Paesi africani preferiscono le proposte di finanziamento cinesi, perché “loro non pongono fastidiose condizioni circa i diritti umani e sociali”.
Chen Yuan, governare della Banca cinese per lo sviluppo, prevede che i prestiti concessi dalla banca all’estero crescano “con grande velocità” a sostegno dell’attività delle compagnie statali cinesi che cercano energia e minerali in Africa.
Anche alcuni Paesi africani sono ormai critici. Papa Kwesi Nduom, capo del ministero del Ghana per la Riforma del settore pubblico, osserva che “c’è il rischio che alcuni governi africani usino il denaro cinese in modo sbagliato per evitare le pressioni dell’Occidente per un governo giusto”. Il Ghana ha chiesto a Pechino 1,2 miliardi di dollari per una diga idroelettrica e l’elettrificazione rurale. In Sud Africa i commercianti protestano contro l’invasione degli economici prodotti cinesi che distruggono l’economia locale. Nello Zambia i minatori hanno dimostrato in pubblico contro le misere condizioni di lavoro; durante gli incidenti una guardia giurata cinese ha sparato a tre minatori.
Ma altri Stati rimproverano l’Occidente. Robert Kabushenga, portavoce del governo ugandese, critica chi “pensa di poterti dire come condurre i tuoi affari” solo perché ti dà aiuto. “Queste condizioni sono magari ben intenzionate, ma sono umilianti”.
Pechino risponde che aiuta le Nazioni africane a costruire strade, ferrovie, ospedali e scuole e che di recente ha annullato parte del debito dei Paesi africani. Ma esperti osservano che le opere sono in genere realizzate da ditte cinesi e che l’Africa continua a indebitarsi verso la Cina, garantendo i debiti con concessioni sulle materie prime: Pechino è il maggior importatore di legno tropicale, il primo consumatore di zinco, nickel e rame e il secondo di petrolio greggio. (PB)