Attivisti per diritti umani denunciano: crescono violenza e discriminazione verso le donne
Colombo (AsiaNews) - Le donne in Sri Lanka continuano a essere vittime di violenze, ingiustizie e minacce, in completa violazione delle convenzioni internazionali firmate dal Paese sul rispetto dei diritti umani. E' la denuncia arrivata dal forum Women's Action for Social Justice (Wasj) che ha tenuto un seminario dal titolo "La violenza contro le donne è violenza contro l'umanità". Al termine dell'evento, il 23 maggio scorso, è stata consegnata una petizione con 10mila firme all'Ufficio delle Nazioni Unite a Colombo, nella quale si chiede la fine di tutte le violenze sulle donne. Lo scopo della petizione era anche sensibilizzare il Paese al problema, ha spiegato Padma Pushpakanthi, coordinatrice dell'organizzazione Savisthri Women e tra i partecipanti al seminario. "Quello della raccolta firme è un primo passo - ha spiegato - chi ha aderito sono per lo più agricoltori, pescatori, lavoratori di piantagioni e operai del settore abbigliamento". Gli attivisti chiedono all'Onu di intervenire, perché il governo metta in atto politiche volte alla pace e al rispetto della vita, in modo da costruire un futuro che abbia delle prospettive anche per le donne.
Secondo molti degli interventi sentiti al seminario, a contribuire all'escalation di violenza sono stati anche l'instabilità politica e i conflitti nel Paese. La gente comune, come pescatori e contadini, specialmente donne e minorenni, ha continuato a essere vittima di tali violenze anche dopo la fine della guerra civile. Lo stupro è la violenza più grave commessa sulle donne e il fenomeno è in crescita negli ultimi 20 anni. "Secondo le statistiche - ha rivelato la Pushpakanthi - nel 1990 ci sono stati 665 casi di stupro contro i 1636 registrati nel 2011". In alcuni casi - come a Akuressa, distretto di Matara - i responsabili sono personaggi pubblici: qui, ha raccontato sempre la Pushpakanthi, un politico ha violentato una ragazza di 13 anni.
La sindacalista Menaha Kandasamy ha poi messo in evidenza il problema delle lavoratrici stagionali nelle piantagioni, le quali non hanno neppure diritto di rivolgersi al sindacato. Dal canto suo, Chmila Fernando, coordinatrice del Dabindu Collective ha portato all'attenzione dei partecipanti il problema delle operaie nell'industria dell'abbigliamento, dove la maggioranza delle donne viene sfruttata e si ammala fisicamente. A suo dire, invece che lavorare otto ore come per legge, queste operaie arrivano fino a 14 ore giornaliere, per uno stipendio mensile che va dalle 15mila alle 17mila rupie, quando dovrebbe essere almeno di 27.940 rupie.
Il Wasj chiede, così, al governo di attuare le direttive contenute nella Dichiarazione universale dei diritti dell'Uomo firmata dallo Sri Lanka. Allo stesso tempo, sottolineano gli attivisti, gli stessi cittadini devono prendersi la responsabilità di controllare se le autorità fanno il loro dovere in questo senso. Nella petizione consegnata all'Onu si chiede anche che il Paese venga governato in modo democratico, senza il ricorso alla violenza e con una strategia di sviluppo che rispetti l'ambiente e i diritti umani, in modo che le persone, soprattutto le donne, possano lavorare secondo le loro capacità e competenze e nel rispetto dell'essere umano e non come schiavi o lavoratori sottopagati.
13/04/2018 14:47
19/02/2021 10:43