Attivisti e Alta corte contro la detenzione illegale di bangladeshi in India
di William Gomes
Almeno 500 immigrati sono rinchiusi nelle carceri indiane. Di questi, 156 hanno già scontato i termini di custodia. Molti vengono arrestati perché considerati “clandestini” da New Delhi. L’India rafforza il controllo dei confini e allestisce reparti speciali nelle carceri per chi è sprovvisto di permesso di soggiorno.
Dhaka (AsiaNews) – Almeno 500 bangladeshi sono rinchiusi nelle prigioni indiane; tra questi, 156 hanno già scontato i termini di custodia ma le porte del carcere restano sbarrate. È quanto denunciano organizzazioni per i diritti umani, che chiedono al governo di Dhaka misure concrete per il rilascio di connazionali che spesso finiscono in galera perché considerati “immigrati irregolari”. L’11 maggio scorso è intervenuto anche un ramo dell’Alta corte presieduto dal giudice AHM Shamsuddin Chowdhury, che ha intimato al Ministero degli esteri di “informare entro 10 giorni la Corte”, sulla sorte dei cittadini bangladeshi nelle carceri indiane e “quali passi ha intenzione di compiere l’esecutivo” per ottenere il rimpatrio.
In precedenza, il primo marzo scorso l’Alta corte ha interpellato il governo – su iniziativa di Shahidul Islam, avvocato della Corte suprema – per avere chiarimenti sulla sorte dei 156 bangladeshi. Il tribunale aveva concesso “due settimane” di tempo per ottenere passi concreti da parte dell’esecutivo. Tuttavia, non è cambiato nulla per gli immigrati che ancora oggi – a distanza di un anno – restano rinchiusi nella prigione centrale di Bohorampur, nello Stato indiano del West Bengala. L’avvocato della Corte suprema ha promosso la petizione, in seguito ad un articolo apparso nel mese di febbraio su Prothom Alo, uno dei principali quotidiani del Bangladesh, che riferiva di uno sciopero della fame lanciato dai carcerati all’interno delle celle.
La questione dei migranti illegali bangladeshi in India era già emersa in passato. Nell’agosto 2008 l’Alta corte di Delhi ha respinto una petizione sottoscritta da una giovane contro il provvedimento di espulsione, sottolineando che un clandestino “costituisce una minaccia per la sicurezza interna dell’India”. Ancora prima, nel 2003, era intervenuto l’allora Ministro indiano della difesa George Fernandes, secondo cui all’epoca vi sarebbero stati almeno 20 milioni di immigrati bangladeshi irregolari in India. Una accusa rispedita al mittente da Dhaka, che replicava: “non vi è neanche un migrante di origine bangladeshi in India”. Tuttavia, negli ultimi anni New Delhi ha disposto la costruzione di un muro di cinta per rafforzare i confini fra India e Bangladesh e ha allestito prigioni speciali per i “clandestini” provenienti dal Bangladesh.
Il Centre for Women and Children Studies denuncia infine un racket della prostituzione che riguarda migliaia di donne bangladeshi emigrate in India. Nel 1998 erano almeno 20mila, ma il fenomeno non è diminuito con il passare degli anni. A questo si aggiunge una campagna discriminatoria promossa da frange fondamentaliste indù contro musulmani di lingua bengalese.
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