Attivisti cinesi a Bush e Sarkozy: anche andando ai Giochi non dimenticateci
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Una lettera aperta dei cittadini cinesi ai leader occidentali che parteciperanno alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi, l’8 agosto a Pechino. Il gruppo per i diritti Chinese Human Rigths Defenders indirizza la lettera al presidente Usa George W. Bush e a quello francese Nicolas Sarkozy, perché la loro presenza non sia usata dai leader cinesi per legittimare il loro operato. Invitandoli a compiere gesti concreti per ricordare le molte violazioni dei diritti.
Ieri Sarkozy ha detto che tutti i 27 Paesi dell’Unione europea approvano la sua presenza a Pechino e che sarebbe “sbagliato” voler “umiliare” la Cina. A lui e a Bush la lettera ricorda che “il governo cinese non ha mantenuto le promesse fatte al Comitato olimpico internazionale, quando ha chiesto l’assegnazione dei Giochi, di migliorare il rispetto dei diritti umani in Cina”. E chiede ai leader di Paesi democratici di “dichiarare in modo chiaro e pubblico cosa pensano della persecuzione contro i diritti… [attuata] dal governo cinese”, ricordando che le loro azioni a Pechino “avranno grande influenza sul futuro della Cina”.
La lettera – firmata da un gran numero di cittadini, non resi noti per paura di rappresaglie - elenca alcuni misfatti recenti: la cacciata coatta della gente dalle abitazioni per realizzare le opere olimpiche, la mancanza di tutela per i lavoratori migranti, le persecuzioni contro attivisti per i diritti e dissidenti, la mancanza di libertà di espressione e riunione, la censura sui media, le persecuzioni per ragioni religiose.
Ai leader occidentali che andranno a Pechino è chiesto: di visitare i dissidenti arrestati e chiederne la liberazione; di partecipare a servizi religiosi di chiese non ufficiali per evidenziare il problema della libertà religiosa; di esprimere solidarietà ai genitori che chiedono giustizia per i figli morti nel terremoto del Sichuan; di ricordare la questione di tibetani, uighuri e altre minoranze etniche.
Il 9 luglio scorso la polizia ha ucciso 5 uighuri ritenuti terroristi. Nel 2008 ha arrestato nello Xinjiang 82 persone sospettate di terrorismo e di “cospirare per sabotare le Olimpiadi”. Ma il Centro di informazione del Turkestan orientale, composto da uighuri in esilio, ricorda come “nessun avvocato osi anche solo parlare” con gli arrestati e teme “che siano torturati per estorcere confessioni”.
Ieri la Xinhua ha comunicato che finora 42 tibetani sono stati condannati per le proteste di piazza dello scorso marzo, mentre altri 116 sono sotto processo e almeno 953 sono ancora in carcere. Rischiano anche la pena di morte.