01/07/2013, 00.00
EGITTO
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Attivista democratico: La "vera" Primavera araba riconquista l'Egitto

Oltre 23 milioni di persone sono scese in piazza ieri per manifestare contro Mohamed Morsi e i Fratelli Musulmani. Alle proteste hanno aderito musulmani, cristiani, donne velate, salafiti, giovani e anziani. I media occidentali distorcono la realtà dei fatti e parlano di un Egitto diviso in due. Portavoce della Chiesa cattolica egiziana:"L'85% della popolazione è contro Morsi e il suo governo". I militari danno un ultimatum di 48 ore a tutte le forze politiche per fermare le manifestazioni.

Il Cairo (AsiaNews) - "Con questa manifestazione gli egiziani hanno riconquistato piazza Tahrir e i valori della Primavera araba sequestrata dai Fratelli Musulmani". E' quanto afferma ad AsiaNews, Mina Magdy, portavoce della Maspero Youth Union, associazione per i diritti umani islamo-cristiana fra le principali promotrici dell'iniziativa "The Rebel".  Il giovane sottolinea che ieri "milioni di egiziani,  cristiani e musulmani, donne velate e a capo scoperto, bambini, anziani, studenti e lavoratori, hanno affollato piazze e strade delle principali città egiziane" in protesta contro 'il regime' di Mohamed Morsi e dei Fratelli Musulmani.

Intanto, i militari hanno dato a tutte le forze politiche un ultimatum di 48 ore per trovare un accordo per fermare le manifestazioni. In caso di un nulla di fatto il Consiglio delle forze armate annuncia che rafforzerà le misure di sicurezza e prenderà provvedimenti immediati per gestire il futuro del Paese.

Secondo le prime stime, oltre 23 milioni di persone in 27 governatorati hanno aderito all'iniziativa proposta dal movimento "Tamarod" (The Rebel), protagonisti della raccolta firme che ha ottenuto oltre 20 milioni di adesioni per sfiduciare il leader dei Fratelli Musulmani ed andare ad elezioni anticipate. I portavoce della manifestazione hanno dato al presidente un ultimatum di 24 ore per dimettersi. I Fratelli Musulmani hanno organizzato alcune contro-manifestazioni, a cui hanno partecipato poche decine di migliaia di persone.

"La manifestazione - spiega Mina Magdy - non è stata organizzata dai partiti dell'opposizione, come i media occidentali stanno riportando. Ciò che è avvenuto ieri è una dimostrazione degli egiziani contro il 'regime' dei Fratelli Musulmani. Ciascun cittadino ha aderito all'iniziativa in modo personale, non in nome di partiti o movimenti". "La popolazione - aggiunge - è stanca delle menzogne dei Fratelli Musulmani, che dopo la caduta del regime di Mubarak hanno fatto di tutto per creare un loro 'regime'".  Il giovane dichiara che gli egiziani sono anche stufi del comportamento degli Stati Uniti: "Oltre agli striscioni contro Morsi sono stati esposti cartelli contro Barack Obama e l'ambasciatore Usa al Cairo. Ignorando le richieste dei giovani della Primavera araba, gli Usa hanno contribuito all'ascesa al potere dei Fratelli Musulmani".  

Al momento, milioni di persone sono accampate in piazza Tahrir e di fronte al palazzo presidenziale nel quartiere di Heliopolis. Manifestazioni continuano nelle principali città del Paese. Questa mattina a Damietta (Delta del Nilo) 250 imbarcazioni di pescatori hanno occupato il porto, esponendo striscioni contro il presidente.

Anche se le proteste si sono mantenute su un piano pacifico, la tensione in alcune aree della capitale sta crescendo. Oggi, nella roccaforte islamista di Mokattam, alcuni facinorosi hanno incendiato la sede del Partito Giustizia e Libertà (Fratelli Musulmani). Secondo i media locali l'assalto è costato otto morti, ma non vi sono notizie precise sulla dinamica dei fatti.  

Per p. Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica egiziana, quanto è accaduto ieri nel Paese è qualcosa di straordinario. "Nella storia dell'Egitto - spiega - non si era mai assistito a una manifestazione di questo genere". Il sacerdote punta il dito contro i giornali occidentali che si ostinano a non comprendere la reale entità della protesta: "L'Egitto non è diviso in due. Anche diversi movimenti islamisti hanno voltato le spalle ai Fratelli Musulmani, che ora di fatto rappresentano meno del 25% della popolazione. Almeno l'85% del Paese è contro il governo islamista, che non ha le capacità per portare avanti il Paese e in questi mesi ha tentato solo di piazzare i suoi uomini nelle istituzioni, agendo di fatto come ai tempi del regime di Mubarak".

Finora, Mohamed Morsi non ha ancora emesso alcun comunicato ufficiale. Ieri alcuni membri del suo partito hanno rilasciato interviste ai giornali locali. Essi accusano l'opposizione di guidare un attacco alla democrazia e alla figura del presidente.  (S.C.) 

 

 

 

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