Attivista cristiano: Italia ed Europa non chiudete gli occhi sui diritti umani in India
di John Dayal*
Appello al premier Prodi e all'Europa: no i soli interessi economici, ma aiutate l'India a garantire libertà religiosa e rispetto delle minoranze e dei fuori casta. Altrimenti non c’è sviluppo.
Mumbai (AsiaNews) - I cristiani in India e soprattutto la comunità cattolica stanno seguendo il viaggio del premier italiano Romano Prodi con un’attenzione particolare, e forse con più interesse rispetto a quelli di altri leader occidentali. Molto apprezzate sono state le visite compiute dal capo di governo alla chiesa di San Tommaso a Chennai e alla tomba di Madre Teresa a Kolkata. Ma al di là delle formalità la speranza più nutrita è che l’avvicinamento dell’India all’Europa porti la leadership indiana ad affrontare in modo più profondo le problematiche sociali, che ancora percorrono l’Unione e ne minano un reale sviluppo.
Ricordiamo il modo franco e schietto con cui entrambi i pontefici, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, senza nascondersi dietro finezze diplomatiche hanno denunciato la persecuzione dei cristiani e le violenze contro le minoranze perpetrate dai gruppi nazionalisti di maggioranza in India e in altre zone dell’Asia del sud. Ora che l’India stabilisce contatti crescenti con l’occidente sul piano del dialogo industriale e del commercio, i difensori dei diritti umani e della libertà religiosa sperano che il Vecchio continente faccia pressione, ad ogni livello di contatto con Delhi, per garantire il rispetto dei diritti di base da parte del governo, dei gruppi politici e della leadership economica.
Non lascia ben sperare il fatto che i giganti industriali, indiani e occidentali, abbiano scelto di chiudere gli occhi sulla situazione del Gujarat, che continua a rimanere uno Stato ostile a cristiani e musulmani, ma che è sommerso da miliardi di dollari di investimenti in infrastrutture.
Non ci si aspetta che durante visite ufficiali i leader governativi facciano dichiarazioni forti o promettano collaborazione per il miglioramento della situazione dei diritti umani, ma il dialogo ai vertici rappresenta una rara opportunità per chiarire a New Delhi che il progresso economico, una democrazia forte e ambizioni commerciali a carattere mondiale devono andare di pari passo con l’attenzione a questioni quali la libertà di religione e la garanzia di piene libertà civili.
Non si chiedono restrizioni negli scambi commerciali o bandi agli aiuti dall’estero, ma nel momento in cui l’India accetta di far parte del villaggio globale essa deve essere consapevole anche delle sue responsabilità su problematiche sensibili che vanno dalla qualità della vita dei suoi cittadini, ai diritti dei fuori casta e al rispetto delle minoranze religiose. Il fatto che l’Europa abbia anche lei i suoi scheletri nell’armadio può fornire un’opportunità per una riflessione più vasta e generale sull’argomento.
*Segretario generale dell’All India Christian Council e Presidente dell’All India Catholic Union.
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