Attivista contro la caccia alle balene rischia 15 anni di prigione
Peter Bethune ha assalito una nave giapponese in Antartico e ferito un marinaio. Il Giappone continua a cacciare per motivi di “studio” circa 900 balene all’anno. La carne viene poi venduta ai ristoranti e mense scolastiche. La Commissione internazionale per la caccia alle balene propone una via mediana fra ecologisti e commercianti.
Tokyo (AsiaNews/Agenzie) – Peter Bethune, attivista dei “Pastori del mare” che combattono la caccia alle balene, si dichiara colpevole per diverse accuse davanti a una corte di Tokyo, in quello che è il primo processo in Giappone contro un ecologista di questo tipo.
Bethune ha ammesso di aver ostacolato il commercio, possedere illegalmente un coltello, essere salito sulla Shonan Maru 2 nell’Antartico e di aver ferito un marinaio lanciandogli contro una bottiglia con acido butirrico. Se condannato, Bethune rischia 15 anni di prigione.
Il processo nasce dal conflitto esistente fra i “Pastori del mare” e la flotta giapponese per lo studio delle balene stanziata nell’Antartico. Tale flotta – con apparenti ragioni di studio – ha il diritto di cacciare fino a 900 esemplari all’anno. I motivi scientifici e quelli commerciali sono mescolati: la carne delle balene viene infatti poi venduta ai ristoranti e alle mense scolastiche giapponesi.
Lo scorso gennaio, il catamarano di Bethune – una struttura futuristica e modernissima - è stato tagliato in due da una baleniera. Il mese seguente, l’attivista ha cercato di vendicarsi assalendo la Shonan Maru 2. Secondo i Pastori del mare, Bethune voleva arrestare il capitano della nave per tentato omicidio degli attivisti e chiedere il conto per il catamarano. Ma sulla Shonan Maru egli è stato arrestato per danneggiamento di proprietà, ferimento di un marinaio, ostruzione del commercio, assalto e portato in Giappone.
Nel 1986 l’International Whaling Commission (Iwc, Commissione internazionale per la caccia alle balene) ha stabilito una moratoria sull’uccisione dei mammiferi marini, ma Giappone, Islanda e Norvegia sono riuscite a strappare alcune concessioni “per motivi di studio”, contestati dagli attivisti. Il mese scorso l’Iwc ha proposto una via mediana fra favorevoli e contrari alla caccia, permettendo la caccia alle balene, ma sotto un controllo stretto delle quote permesse per fini commerciali.
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