Attentato di Mumbai: ebrei, indù, cristiani e musulmani ricordano le vittime del terrorismo
di Nirmala Carvalho
Commemorazione interreligiosa promosso dal Simon Wiesenthal Center e dalla fondazione indiana The Art of Living. Il rabbino Abraham Cooper: “I credenti devono ripudiare la cultura della morte” e “promuovere la santità della vita, la tolleranza e la libertà”. Genitori e insegnanti combattano le “tendenze discriminatorie”.
Mumbai (AsiaNews) - Il Simon Wiesenthal Center e la fondazione indiana The Art of Living hanno promosso oggi un incontro interreligioso per ricordare le vittime dell’attentato terroristico che ha colpito Mumbai il 26 novembre.
Leader ebrei, cristiani, indù e musulmani provenienti dall’India e da varie parti del mondo si sono riuniti alle 15 (ora locale) di oggi presso il Nariman Point del Trident Hotel, uno dei quattro luoghi attaccati dai terroristi. Da lì i partecipanti si sono diretti verso Hormusji Street dove ha sede la Chabad House, uno dei principali centri culturali ebraici di Mumbai colpito durante gli attacchi del 26 novembre scorso.
Il rabbino Abraham Cooper, vice presidente del Simon Wiesenthal Center, afferma che “i leader religiosi hanno un obbligo particolare nel condannare pubblicamente gli attacchi terroristici ispirati e ordinati da chi si auto-proclama servitore di Dio”. Rav Cooper dice che “questo è un momento in cui le persone credenti devono ripudiare in modo chiaro la cultura della morte perpetrata in nome della religione” e “unirsi ai nostri fratelli indiani per promuovere la santità della vita, la tolleranza e la libertà”.
Parlando con AsiaNews, l’alto rappresentante del Simon Wiesenthal Center sottolinea che “l’India è il primo esempio di tolleranza religiosa” e che “i leader delle diverse confessioni devono essere in prima linea contro il terrorismo giustificato con la religione”. Cooper invita anche “genitori e insegnanti a combattere le tendenze discriminatorie che stanno separando la popolazione e gettano semi di discordia e sospetto tra persone di fedi diverse”.
Alla commemorazione di oggi partecipano i rappresentanti di 9 diverse confessioni e il rabbino afferma che questo è un “segnale forte” che dice ai terroristi che “non possono avere successo nel portare fuori strada il popolo”.
Ricordando l’attacco alla Chabad House e le vittime ebree dei terroristi di Mumbai, Cooper afferma che gli “attentatori non erano indiani, ma terroristi islamici” e che “davanti all’attacco, la solidarietà degli indiani è stata immediata e compatta”.
La lotta al terrore perpetrato con giustificazioni religiose per il rabbino è uno dei principali obiettivi del dialogo tra le diverse fedi. “Ho avuto la grande opportunità di incontrare due volte Giovanni Paolo II e nel giugno del 2005 il privilegio di incontrare Benedetto XVI: il punto principale della nostra conversazione è stato proprio il terrorismo”.
Per Cooper la religione deve tornare a svolgere un ruolo importante nella vita della società. Egli afferma che “durante la Guerra fredda, gli uomini religiosi hanno avuto parte importante nella soluzione dei problemi della gente e la religione ha dato speranza”. Ma poi aggiunge: “Con la fine della Guerra fredda la religione purtroppo sta perdendo peso e ne vediamo i risultati”.
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