Assassinio di Shahbaz Bhatti: nuove falsità della polizia
di Jibran Khan
I due sospettati sarebbero ex cristiani convertiti all’islam, in conflitto con la famiglia Bhatti a causa di alcune proprietà. Vescovo di Islamabad: “Le dichiarazioni della polizia sono assurde”. Personalità cristiane e musulmane accusano il depistaggio e domandano una nuova commissione d’inchiesta.
Islamabad (AsiaNews) – La polizia pakistana sta diffondendo nuove falsità e nuovi dubbi sull’assassinio di Shahbaz Bhatti, il ministro cattolico delle minoranze, ucciso il 2 marzo scorso da un commando di estremisti musulmani. Bhatti conduceva da tempo una lotta contro la condanna a morte di Asia Bibi per blasfemia e in difesa delle minoranze religiose del suo Paese.
Secondo la polizia di Islamabad, i due sospettati della morte, Zia-ur-Rehman e Malik Abid, sarebbero due ex cristiani di Faisalabad, convertiti all’islam, che avrebbero avuto problemi con la famiglia Bhatti legati a delle proprietà. Le forze dell’ordine hanno anche affermato che non vi sono prove contro di loro.
Questa è la seconda volta che la polizia tenta quello che viene definito “un depistaggio”. Nello scorso agosto, alcuni media pakistani hanno riportato dichiarazioni della polizia secondo cui Shahbaz Bhatti sarebbe stato ucciso per problemi e “dispute familiari” legati a qualche proprietà (v.
09/08/2011 Depistaggi e false notizie per nascondere gli assassini di Shahbaz Bhatti ).
In seguito, il Tribunale dell’antiterrorismo ha spiccato un mandato di arresto internazionale a carico di Zia-ur-Rehman e Malik Abid, che dopo l’assassinio sarebbero fuggiti a Dubai (02/09/2011 Islamabad, assassinio Bhatti: si riapre la pista dell’estremismo islamico ).
Proprio in questi giorni, i due sono stati trasferiti in Pakistan, grazie all’Interpol. Il sovrintendente della polizia e capo della commissione d’inchiesta ha dichiarato però che “i sospetti sono detenuti per l’inchiesta e essi sono stati nominati dalla famiglia Bhatti, ma è troppo presto dire qualcosa sul loro coinvolgimento nell’assassinio di Bhatti, perché non vi è alcuna prova sul loro coinvolgimento. Essi sono detenuti sulla base del dubbio e le cose si chiariranno dopo che essi saranno interrogati”.
Le dichiarazioni della polizia hanno provocato critiche e forti reazioni nella Chiesa pakistana. Mons. Rufin Anthony, vescovo di Islamabad e amico personale di Shahbaz Bhatti, ha detto ad AsiaNews che “la dichiarazione della polizia è totalmente assurda”.
“Se essi non sono sicuri del coinvolgimento dei sospetti – ha aggiunto - di che cosa li sospettano allora? Come mai il tribunale ha emesso un mandato di cattura se la Commissione d’inchiesta non aveva prove sul loro coinvolgimento?”.
Per il vescovo vi è il sospetto che “la polizia sta difendendo i colpevoli, o sta depistando il caso, arrestando alcuni cosiddetti sospetti per poi lasciarli liberi, non essendovi solide prove al riguardo”. “È chiaro – ha detto ancora – che se non ci sono prove contro i due sospetti, essi saranno rilasciati dal tribunale”.
Per mons. Anthony, è urgente una seria commissione d’inchiesta. “È tempo che le autorità prendano le cose sul serio: l’assassinio di Shahbaz Bhatti non è solo l’assassinio di un ministro federale, ma è l’uccisione della voce dei senza voce. Essi hanno messo a silenzio un uomo, ma non possono far tacere la sua visione, i suoi pensieri, la sua lotta per gli emarginati”.
L’opinione del prelato è condivisa anche da personalità musulmane. Un accademico religioso musulmano, Maulana Mahfooz Khan, commenta anche lui le dichiarazioni della polizia: “Esse servono solo a depistare il caso. Come può un veicolo [degli assassini] sparire dalla capitale, dove ci sono posti di blocco in tutte le entrate e uscite? Ogni cittadino viene fermato e interrogato ai posti di blocco. Come mai un veicolo pieno di persone armate può sfuggire al controllo delle autorità?”
Anche per Mahfooz Khan è urgente una nuova commissione d’inchiesta. “Il governo – aggiunge – sembra riluttante a interessarsi all’assassinio del suo ministro federale, ucciso in pieno giorno ad Islamabad”.
“Shahbaz Bhatti – conclude – ha lottato per i diritti delle minoranze; il suo impegno per l’armonia interreligiosa è stato eccezionale”.
Secondo la polizia di Islamabad, i due sospettati della morte, Zia-ur-Rehman e Malik Abid, sarebbero due ex cristiani di Faisalabad, convertiti all’islam, che avrebbero avuto problemi con la famiglia Bhatti legati a delle proprietà. Le forze dell’ordine hanno anche affermato che non vi sono prove contro di loro.
Questa è la seconda volta che la polizia tenta quello che viene definito “un depistaggio”. Nello scorso agosto, alcuni media pakistani hanno riportato dichiarazioni della polizia secondo cui Shahbaz Bhatti sarebbe stato ucciso per problemi e “dispute familiari” legati a qualche proprietà (v.
09/08/2011 Depistaggi e false notizie per nascondere gli assassini di Shahbaz Bhatti ).
In seguito, il Tribunale dell’antiterrorismo ha spiccato un mandato di arresto internazionale a carico di Zia-ur-Rehman e Malik Abid, che dopo l’assassinio sarebbero fuggiti a Dubai (02/09/2011 Islamabad, assassinio Bhatti: si riapre la pista dell’estremismo islamico ).
Proprio in questi giorni, i due sono stati trasferiti in Pakistan, grazie all’Interpol. Il sovrintendente della polizia e capo della commissione d’inchiesta ha dichiarato però che “i sospetti sono detenuti per l’inchiesta e essi sono stati nominati dalla famiglia Bhatti, ma è troppo presto dire qualcosa sul loro coinvolgimento nell’assassinio di Bhatti, perché non vi è alcuna prova sul loro coinvolgimento. Essi sono detenuti sulla base del dubbio e le cose si chiariranno dopo che essi saranno interrogati”.
Le dichiarazioni della polizia hanno provocato critiche e forti reazioni nella Chiesa pakistana. Mons. Rufin Anthony, vescovo di Islamabad e amico personale di Shahbaz Bhatti, ha detto ad AsiaNews che “la dichiarazione della polizia è totalmente assurda”.
“Se essi non sono sicuri del coinvolgimento dei sospetti – ha aggiunto - di che cosa li sospettano allora? Come mai il tribunale ha emesso un mandato di cattura se la Commissione d’inchiesta non aveva prove sul loro coinvolgimento?”.
Per il vescovo vi è il sospetto che “la polizia sta difendendo i colpevoli, o sta depistando il caso, arrestando alcuni cosiddetti sospetti per poi lasciarli liberi, non essendovi solide prove al riguardo”. “È chiaro – ha detto ancora – che se non ci sono prove contro i due sospetti, essi saranno rilasciati dal tribunale”.
Per mons. Anthony, è urgente una seria commissione d’inchiesta. “È tempo che le autorità prendano le cose sul serio: l’assassinio di Shahbaz Bhatti non è solo l’assassinio di un ministro federale, ma è l’uccisione della voce dei senza voce. Essi hanno messo a silenzio un uomo, ma non possono far tacere la sua visione, i suoi pensieri, la sua lotta per gli emarginati”.
L’opinione del prelato è condivisa anche da personalità musulmane. Un accademico religioso musulmano, Maulana Mahfooz Khan, commenta anche lui le dichiarazioni della polizia: “Esse servono solo a depistare il caso. Come può un veicolo [degli assassini] sparire dalla capitale, dove ci sono posti di blocco in tutte le entrate e uscite? Ogni cittadino viene fermato e interrogato ai posti di blocco. Come mai un veicolo pieno di persone armate può sfuggire al controllo delle autorità?”
Anche per Mahfooz Khan è urgente una nuova commissione d’inchiesta. “Il governo – aggiunge – sembra riluttante a interessarsi all’assassinio del suo ministro federale, ucciso in pieno giorno ad Islamabad”.
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