03/02/2006, 00.00
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Assalti e bombe per le caricature su Maometto

Assalto all'ambasciata danese a Jakarta, una bomba a Gaza contro il centro culturale francese, manifestazioni in tutti i Paesi islamici. Un ministro saudita chiede l'intervento del Vaticano.

Beirut (AsiaNews) - Una "giornata internazionale dell'ira", le minacce verso gli occidentali che si allargano, una bomba contro il centro culturale francese di Gaza, una imprevedibile richiesta saudita di intervento del Vaticano, la decisione del tabloid giordano Shihane di pubblicare tre delle 12 vignette che ironizzano su Maometto, un periodico indonesiano le mette sul suo sito, ma è costretto a toglierle, contrastanti prese di posizione di leader occidentali.

Non accenna a spegnersi l'incendio provocato dalle caricature pubblicate a settembre dal quotidiano danese Jyllands-Posten, che anzi oggi ha visto un moltiplicarsi di manifestazioni, coincise con il giorno della preghiera, e a volte istigate dai mullah. Così è stato in Palestina, dove Hamas ha chiamato alla protesta, ma ha chiesto di non colpire gli europei: a Gerusalemme, dove l'imam Mohammad Hussein, durante la preghiera del mattino, ha detto che "coloro che sono dietro a questi atti hanno cercato di propagandare un razzismo odioso, lanciando una guerra contro i valori dell'Islam e del Profeta". Al termine della preghiera, alcune migliaia di fedeli hanno manifestato sulla Spianata delle moschee, al grido "le condanne non sono sufficienti, bisogna rispondere con il fuoco".

A Gaza e nei territori gruppi armati di palestinesi hanno minacciato di attaccare cittadini di Danimarca, Francia e Norvegia: una vera caccia all'occidentale, fortunatamente senza vittime, mentre a Jakarta, militanti dell' Islamic Defenders' Front (FPI) hanno preso d'assalto il palazzo dove ha sede l'ambasciata di Danimarca, hanno devastato il salone, bruciato una bandiera ed hanno lasciato l'edificio solo dopo aver avuto l'impegno dell'ambasciatore di pubblicare un messaggio di scuse sui media locali. Un gesto opposto a quello del primo ministro del suo Paese, Anders Fogh Rasmussen che, pur dicendosi "personalmente addolorato dal fatto che molti mussulmani abbiano preso quelle vignette come un insulto al profeta Maometto", ha dichiarato di non volersi scusare. "Un governo danese non potrà mai scusarsi a nome di un quotidiano libero e indipendente", ha detto, al termine di un incontro con 76 diplomatici stranieri dedicato alla crisi delle vignette. Pur senza scusarsi, il ministro degli Esteri britannico Jack Straw ha invece criticato la decisione di diversi giornali occidentali di pubblicare le caricature di Maometto, definendola "offensiva, insensibile, irriguardosa e sbagliata". Ma Miklos Haraszti, rappresentante dell'Organizzazione e la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce), ha affermato che "l'Osce sostiene il giornalismo responsabile ma pensa che i governi non debbano intervenire in questa questione".

"Un crimine non giustificabile con la libertà di espressione", l'ha definito dal canto suo il re giordano Abdallah II nello stigmatizzare la scelta di una rivista del suo Paese di pubblicare tre vignette. La protesta ormai ha coinvolto tutti i Paesi islamici, dall'Iran alle Maldive, compresi quelli che hanno problemi interni con il fondamentalismo, come Egitto e Pakistan.

In Arabia saudita, il ministro degli interni, principe Nayef, ha espresso la speranza che "centri religiosi come il Vaticano vogliano chiarire la loro opinione", mentre nel vicino Iraq il grande ayatollah Al Sistani ha invitato a manifestare, ma senza violenza.

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