Assad ribadisce la sua innocenza. Un anno e un miliardo di dollari per distruggere le armi chimiche
Damasco (Asianews/Agenzie) - Il presidente siriano Bashar Assad ha affermato ancora una volta che le sue truppe non sono responsabili dell'attacco chimico avvenuto a Ghouta il 21 agosto. In un'intervista al canale televisivo Fox News, egli ha anche ribadito di essere pronto a collaborare con l'Onu per la consegna e la distruzione dell'arsenale chimico siriano, ma ha fatto notare che per giungere a questo risultato occorre almeno un anno e la spesa di un miliardo di dollari Usa. Assad ha anche sottolineato che la distruzione delle armi è un procedimento pericoloso per l'ambiente.
La scorsa settimana Stati Uniti e Russia sono giunti a un accordo sulla consegna e distruzione delle armi chimiche di Damasco. L'accordo prevede entro una settimana la consegna dei dati sulla posizione e la quantità contenuta negli arsenali, la supervisione di ispettori Onu e la distruzione delle armi entro la metà del 2014.
Assad non ha citato l'accordo Usa-Russia, che gli ha evitato un attacco militare , ma si è riferito alla Convenzione contro le armi chimiche, firmata dalla Siria solo una settimana fa, dopo decenni di rifiuto.
"Tutte le volte che aderiamo a un accordo - ha detto - rimaniamo impegnati a quegli accordi".
Nell'intervista il presidente siriano ha affermato ancora una volta che il suo esercito non ha lanciato armi chimiche a Ghouta, che avrebbe messo a rischio la vita di migliaia di civili, ma anche delle sue truppe.
Tre giorni fa è stato reso pubblico il rapporto Onu sull'attacco a Ghouta, in cui si conferma che è stato usato gas sarin. Il rapporto non si esprime sul responsabile dell'attacco. Ma Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e opposizione siriana puntano il dito contro l'esercito di Assad.
Ieri, il viceministro russo degli esteri, Sergei Rabkov, durante una visita a Damasco, ha affermato che "il rapporto è stato distorto, di parte, e le informazioni di base su cui è costruito sono insufficienti". Ieri la Siria ha consegnato alla Russia alcune "prove" a favore della tesi che sono stati i ribelli ad usare il gas sarin.
Il portavoce dell'Onu, Martin Nesirky ha difeso il rapporto e la fiducia di Ban Ki-moon sul team di esperti che lo ha stilato. "La missione conferma in modo inequivocabile e obbiettivo - ha detto - che in Siria sono stati usati armi chimiche... Esso dettaglia i tipi e le traiettorie dei razzi usati per lanciare il loro carico letale che ha portato alla korte così tanti civili".
Nel rapporto si fa notare che alcuni missili - almeno due su cinque - sono stati lanciati da una zona nel nord-ovest di Damasco, dove l'esercito siriano ha delle basi. Tale considerazione rafforzerebbe le accuse contro Assad. Ma il rapporto fa notare pure che i siti ispezionati "sono stati molto visitati da altri individui molto prima dell'arrivo della missione". E aggiunge che "durante il periodo speso in questi luoghi, diversi individui sono arrivati portando altre munizioni sospette. Il che indica che potenziali prove possono essere state rimosse e forse manipolate". L'area di cui si parla è sotto il controllo dei ribelli. Il rapporto non spiega chi sono gli individui di cui si parla.