Assad minaccia Israele su futuri attacchi aerei e sul Golan
Beirut (AsiaNews/Agenzie) - Il presidente siriano Bashar Assad ha lanciato minacce a Israele, dicendo che il suo Paese risponderà a ogni futuro attacco aereo e che vi è "pressione popolare" ad aprire un fronte di guerra sul Golan. Assad ha anche fatto capire di aver ricevuto una prima partita di missili dalla Russia.
Israele considera questi missili molto pericolosi per la sua sicurezza, perché potrebbero finire nelle mani degli Hezbollah, i militanti sciiti libanesi da decenni in lotta con Israele, e ora espliciti alleati di Assad.
Parlando alla al-Manar TV, il canale degli Hezbollah, Assad ha detto: "Abbiamo informato tutte le parti che ci hanno contattato, che la prossima volta risponderemo ad ogni aggressione israeliana... C'è una chiara pressione popolare ad aprire un nuovo fronte di resistenza sul Golan".
Israele occupa le alture del Golan dal 1967, durante la "Guerra dei sei giorni", annettendolo nel 1981, sebbene la comunità internazionale non riconosca tale annessione. Nelle scorse settimane vi sono stati sporadici colpi sparati sul Golan dalla Siria - forse per colpire ribelli - a cui Israele ha risposto.
Nell'intervista televisiva, Assad afferma che i russi hanno già onorato una parte dei contratti firmati con lui. I contratti prevedono la fornitura di missili S-300, con sistema terra-aria di grande potenza.
Israele teme che questi missili possano cadere nelle mani di Hezbollah, i cui militanti stanno attualmente aiutando l'esercito regolare di Assad nella guerra civile.
Israele ha già lanciato diversi raid aerei in Siria, bombardando convogli per bloccare il trasferimento di armi sofisticate agli Hezbollah in Libano. Il ministro israeliano dell'energia, Silvan Shalom, ha detto che Israele agirà solo per prevenire che i missili vengano usati contro di loro.
Da parte sua, la Russia non ha confermato alcuna fornitura, Ma il viceministro degli esteri Sergei Ryabkov ha detto che i missili sono "un fattore stabilizzante" che può fermare interventi stranieri in Siria.
Intanto le Nazioni Unite lavorano per un incontro preparatorio a una possibile conferenza internazionale sul conflitto siriano. L'incontro avverrà il prossimo 5 giugno, alla presenza di rappresentanti degli Stati Uniti, della Russia e dell'Onu.
Assad si è detto disponibile a parteciparvi se non vi sono precondizioni "inaccettabili". La Coalizione nazionale di opposizione, che si è incontrata a Istanbul in questi giorni, ha dichiarato che essa non prenderà parte alla conferenza finché Hezbollah e Iran (alleati di Assad) non usciranno dal conflitto.
Intanto la Coalizione ha accolto nelle sue file altri 43 nuovi membri, compresi rappresentanti di 14 gruppi rivoluzionari che operano in Siria e 15 comandanti del Free Syrian Army.
Intanto, la tivu siriana ha diramato la notizia che tre occidentali, che combattevano con i ribelli, sono stati uccisi nella provincia di Idlib. Una di loro, è stata riconosciuta dalla famiglia: si tratta di Nicole Mansfield, 33 anni, di Flint (Michigan), da poco convertita all'islam. Stati Uniti e Gran Bretagna stanno verificando l'identità degli altri due uccisi.
Da parte sua, la Coalizione continua a lanciare appelli per salvare centinaia di persone ferite a Qusayr, dove da settimane le forze di Assad assediano la città, in mano ai ribelli.
Nei giorni scorsi, mons. Silvano Tomasi, osservatore della Santa Sede all'Onu di Ginevra, parlando alla Commissione Onu per i diritti umani, ha domandato con forza un cessate-il-fuoco e l'inizio di negoziati per fermare "la morte causata dall'uso quotidiano delle armi, un costo che il popolo siriano ha già fin troppo pagato".